
Il sistema fieristico italiano impatta per 22,5 miliardi di euro

04 Giugno 2022
Dopo la pandemia, il settore fieristico ha iniziato a riprendere i propri eventi e, in qualche caso, ne ha inaugurati di nuovi, come Mecfor a Parma. AEFI (Associazione esposizioni fiere italiane) e Prometeia, in occasione della settima Giornata mondiale delle Fiere, hanno presentato uno studio fondamentale per conoscere un settore perno del Made in Italy.
“I numeri – ha detto Maurizio Danese, presidente di AEFI, “confermano che l’industria fieristica è prima di tutto un incubatore naturale di business per i distretti industriali italiani”. Va detto, inoltre che è “una leva di indotto ad alto valore aggiunto in favore dei territori”. Il rinnovamento sarà cruciale nella fase post-pandemica che stiamo attraversando. Sarà importante, quindi stringere “alleanze strategiche fondate sui prodotti, salvaguardando i territori e il valore aggiunto prodotto sugli stessi”. “La strada verso nuove alleanze – ha concluso Danese – è tracciata, un percorso che vogliamo fare anche attraverso la costituzione di un tavolo con il Governo per l’attuazione di un piano fieristico nazionale condiviso”.
Il ruolo delle istituzioni rispetto al sistema fieristico
“Il sistema fieristico – ha spiegato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio – è essenziale per il rilancio economico del Paese. Per questo abbiamo inserito le fiere tra i pilastri strategici del nostro Patto per l’export, punto di svolta nelle politiche di sostegno pubblico alle esportazioni. Per il prossimo triennio – ha concluso Di Maio – è stato stanziato in questo senso un finanziamento da 60 milioni di euro l’anno per rafforzare la partecipazione alle principali manifestazioni in Italia e all’estero”.
I numeri complessivi del sistema fieristico
Il valore del sistema fieristico si può dedurre da alcuni inequivocabili numeri. Secondo lo studio, il valore della produzione delle fiere italiane è di circa 1,4 miliardi di euro. Gli addetti diretti ammontano a 3700, che lavorano in circa 200 manifestazioni internazionali e oltre 220 nazionali organizzate ogni anno. I visitatori complessivi sono stimati intorno ai 12,6 milioni, considerando gli eventi locali salgono a 20 milioni con gli eventi locali.
Le fiere non sono solo una grande opportunità per il business, sono anche il motore di turismo d’affari alto-spendente e servizi specializzati, quindi di posti di lavoro. Il comparto attiva, infatti, direttamente un valore della produzione pari a 8,9 miliardi di euro, a cui corrispondono 4,3 miliardi di euro di valore aggiunto e 96 mila addetti. Considerando gli impatti indiretti e indotti, i numeri salgono ulteriormente. Si parla di 22,5 miliardi di produzione, a cui corrispondono 10,6 miliardi di valore aggiunto (0,7% del Pil) e 203 mila occupati.
Il B2B fieristico, inoltre, performa sette volte meglio rispetto all’economia italiana. Si parla di una crescita media annua del fatturato del 2% del settore a fronte dello 0,3% del Paese tra il 2012 e il 2019. Nel 2020, invece, il contraccolpo del lockdown è stato molto duro: si è registrata una perdita del -63% di fatturato.
Il moltiplicatore parla chiaro
La dimostrazione dell’importanza del sistema fieristico è evidente. Ogni euro di valore aggiunto generato direttamente dal sistema fieristico, ne produce altri 1.4 nell’economia nazionale. Dal punto di vista dell’occupazione, gli effetti risultano leggermente meno benefici. Infatti, in questo caso il moltiplicatore è 2,1. In sostanza, ogni posto di lavoro creato internamente al sistema contribuisce a sostenerne 1,1 in Italia.
Rispetto all’industria fieristica europea, gli effetti moltiplicativi ottenuti analoghi. Tuttavia, risultano migliori rispetto alle situazioni spagnola e britannica.
Partecipare alle fiere fa crescere le imprese
Una novità metodologica portata dal nuovo studio di Aefi e Prometeia è la stima del vantaggio che hanno ottenuto le imprese che hanno partecipato alle fiere rispetto ai competitor. Il campione era di circa 25mila imprese espositrici, responsabili del 13% della produzione nazionale. Tra il 2012 e il 2019, la differenza è risultata enorme. Si tratta di 12,6 punti di crescita aggiuntiva delle vendite, ma anche di 0,7 punti di marginalità lorda in più.
Nel report c’è anche una comparazione delle performance delle filiere produttive. Le aziende dell’agroalimentare che partecipano alle manifestazioni sono quelle che hanno tratto maggiori benefici, infatti sono cresciute mediamente del 20,5%. Va registrato un buon risultato anche dei nei settori produttori di beni intermedi, come la meccanica in cui l’Italia è leader a livello internazionale.