
Imprese che lavorano e 2 miliardi e mezzo di crediti bloccati, così il Superbonus non va

07 Giugno 2022
Il credito d’imposta a singhiozzo. E le imprese vanno in affanno. Il Centro studi di Cna ha diffuso un report che fa luce sulle difficoltà, legate alle incertezze normative di questi mesi, che molte imprese stanno riscontrando in merito al blocco del mercato dei crediti di imposta.
Quando un’impresa esegue un lavoro, e non incassa del tutto o in parte il pagamento, riceve uno sconto in fattura che corrisponde a un credito fiscale. Successivamente quel credito va trasformato in liquidità in banca ma, al momento, molti istituti hanno optato per la riduzione o il blocco degli acquisti.
Attraverso 2mila interviste ad aziende associate, i dati elaborati da Cna fanno emergere uno scenario confuso e pieno di criticità. Le realtà monitorate, molte di piccole dimensioni, sono in attesa di monetizzare circa 2,6 miliardi di euro. Si tratta di cifre vitali per realtà dal fatturato ridotto che si trovano comunque in difficoltà per la necessità di pagare i propri fornitori.
Oltre 5 miliardi di crediti non liquidati
I crediti non liquidati ammontano in totale a quasi 5,2 miliardi di euro secondo i dati ufficiali del ministero dell’Economia. Circa 4 sono i miliardi relativi a prime cessioni e sconti in fattura. Se si considera una propensione media all’opzione di sconto per il superbonus del 70% e per i bonus minori del 50%, si arriva a poco più 2 miliardi di sconti in fattura da 110% in attesa, ai quali si sommano 550 milioni per gli altri bonus. Un totale vicino ai 2,6 miliardi. Secondo i dati di Cna, più di uno sconto in fattura ogni sei resta bloccato. Una massa di liquidità che darebbe ossigeno finanziario a tante piccole realtà e che invece resta incagliata, lasciando le imprese ancora più in apnea.
I numeri fanno emergere una realtà spietata: una misura sulla carta efficace e in grado di immettere nuova linfa nelle casse delle aziende rischia invece di diventare un problema, a causa delle troppe incertezze normative. Basti pensare che in pochi mesi il meccanismo della cessione dei crediti è stato modificato ben sei volte. Il rischio è quello di accentuare il fenomeno delle aziende in crisi di liquidità e troppo esposte rispetto ai loro fatturati e alla loro dimensione medio-piccola.