Imprese e sostenibilità, la guerra non ferma la transizione green
14 Febbraio 2023
La guerra in Ucraina non ferma le imprese italiane nel processo di integrazione del concetto di sostenibilità all’interno del proprio business. E’ il dato che emerge da “Seize the Change – futuri sostenibili”, la ottava edizione dello studio di Ey sullo sviluppo sostenibile nelle aziende del Belpaese. Meglio di tutte fanno le aziende del settore energetico e del tessile, meno l’edilizia e i media.
La sostenibilità dunque non è più solo una opportunità ma una necessità per essere più competitivi sul mercato. Più di metà delle 350 aziende intervistate da Ey considera la sostenibilità il “driver fondamentale per aumentare la propria competitività nei mercati di riferimento”. E per “creare valore di medio e lungo termine per tutti gli stakeholder. Ricostruendo così la fiducia nel futuro e mettendo le persone al centro della trasformazione”.
Sostenibilità e lotta al cambiamento climatico
Le aziende italiane, anche le Pmi, integrano dunque il proprio assetto sostenibile nei loro piani industriali. Il contrasto e la mitigazione dei cambiamenti climatici resta l’impegno prioritario per quasi 8 aziende quotate su 10. Il 74% del campione ha strutturato un comitato o un organo di governance che riporta al Cda sui temi di sostenibilità. Più dell’80% ha un piano di sostenibilità e il 46% lo ha incluso nella Dichiarazione Non Finanziaria (Dnf).
Il 100% delle aziende nel tessile ha sviluppato un piano di sostenibilità. Quasi la metà del campione, in particolare le aziende del settore energetico, ha definito obiettivi e azioni per contrastare il cambiamento climatico. Nella maggior parte dei casi questo si traduce nell’utilizzo di energie prodotte da fonti rinnovabili. Ancora, lo studio di Ey dimostra che la gran parte delle aziende italiane mette grande attenzione sulle catene di fornitura e approvvigionamento sostenibili.
Economia circolare
Almeno una azienda su tre ha apportato delle modifiche alla propria catena di approvvigionamento negli ultimi due anni. Per Ey, un ruolo importante nel cambiamento aziendale lo gioca la sempre maggiore consapevolezza dei consumatori sulle tematiche sostenibili. Grande importanza viene data alla economia circolare. Quasi il 60% delle aziende quotate dichiara di avere una strategia di economia circolare. Il 50% appartiene ai settori energetico, industrial e insurance & banking. L’attenzione verso la economia circolare è aumentata con forza negli ultimi anni.
Per quanto riguarda la finanza sostenibile, c’è attenzione verso i criteri ambientali, sociali e di governance della sostenibilità. I criteri ESG, la parolina magica degli ultimi anni. Ma nel caso della finanza sostenibile, secondo Ey, si osserva un rallentamento da parte delle aziende italiane. La maggior parte di esse non ha mai utilizzato strumenti finanziari sostenibili come linee di credito.
Indebitamento e performance di sostenibilità
Il 40% delle aziende quotate dichiara però di aver sviluppato strategie per l’integrazione dei criteri ESG nella selezione degli investimenti. Un altro dato riguarda le azioni svolte dalle aziende verso le comunità. Anche in questo caso si assiste a una riduzione di oltre il 20 per cento rispetto al 2021. Settori come l’automotive e il mondo dei trasporti, il tessile, hanno sviluppato più di altri iniziative di impatto sociale (60% dei casi).
Oltre il 70% delle aziende indica di non avere partnership con istituzioni locali e Enti Terzo Settore. Infine, per quanto riguarda il rapporto tra sostenibilità e performance economico finanziarie, lo studio Ey sembra indicare una correlazione fra la crescita dell’andamento dell’indebitamento e il miglioramento della performance di sostenibilità. C’è insomma una relazione tra l’andamento dell’indebitamento e le performance di sostenibilità.