La sfida del Governo Meloni alla crisi energetica

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La sfida del Governo Meloni alla crisi energetica

La sfida del Governo Meloni alla crisi energetica

21 Gennaio 2023

Nel 2023 l’Unione Europea spenderà il 9% del Pil per affrontare la crisi energetica. Un aumento enorme, rispetto al tradizionale 2-4%. Il combinato disposto tra  aumenti dei costi energetici, inflazione, riduzione degli investimenti determinata dalla crisi di fiducia delle aziende e dall’incertezza economica, interruzioni nelle supply chain, rischia di ridurre fino al 3% la crescita europea. Cosa può fare l’Italia per superare la crisi energetica aperta dalla invasione russa dell’Ucraina e riemergere con una economia più forte?

Il nostro Paese ha le capacità di evitare la recessione. Il governo Meloni sta agendo con decisione per sfruttare tutte le opzioni disponibili nell’affrontare la sfida della sicurezza energetica a breve termine. La sfida è vincere la partita della transizione energetica sul lungo periodo. Bilanciare sicurezza energetica, convenienza economica e sostenibilità rappresenta la chiave dello sviluppo italiano secondo il World Economic Forum.

Crisi energetica: sicurezza, convenienza e sostenibilità

Il governo Meloni ha dato un primo e importante segnale interno con la legge di bilancio. Il governo ha destinato oltre 21 miliardi dei 35 previsti in manovra al caro bolletta per andare incontro a imprese e famiglie. Il secondo obiettivo da portare a casa per il governo prima possibile è la realizzazione dei nuovi rigassificatori che permetterebbero di incrementare la produzione nazionale di materiale combustibile.

“Le piattaforme di Piombino e Ravenna sono indispensabili,” ha detto il ministro Pichetto Fratin. “Le piattaforme consentiranno di affrontare con più serenità l’inverno del 2024 e quelli successivi. Parliamo di 5 miliardi di metri cubi per ogni rigassificatore, una mole di cui non possiamo fare a meno”. Ai rigassificatori dobbiamo aggiungere le nuove estrazioni offshore di idrocarburi previste nel mare Adriatico e non solo.

Dunque la possibilità di sfruttare al meglio i nostri giacimenti petroliferi e di gas nazionali. Nuovi progetti di infrastrutture per il trasporto e la distribuzione del gas possono essere portati avanti con le tecnologie disponibili più avanzate. In questo modo potremo abbattere le emissioni e integrare le reti con la futura produzione di idrogeno pulito. Un altro punto da non sottovalutare è la massimizzazione della produzione a carbone e olio delle centrali esistenti.

Sfruttare i combustibili fossili, carbone gas e petrolio

Il carbone sta tornando in auge nel mix energetico in tutta la Ue e nelle economie emergenti. Nel 2021, la quota di carbone nella produzione di energia a livello globale è aumentata dell’8%. Nel caso del carbone, naturalmente, il governo dovrà garantire un uso limitato nel tempo e di non avere ricadute negative sul fronte delle emissioni inquinanti. Sul fronte europeo, il nostro Paese ha spinto sul price cap, l’accordo su un prezzo massimo per il gas.

Il price cap e l’embargo Ue sulle importazioni di greggio russo hanno raggiunto un obiettivo importante, ridurre le entrate petrolifere di Putin. Le entrate petrolifere e del gas sono il bastione del bilancio economico della Russia. Un terzo obiettivo collegato a questo risultato è la riconfigurazione in atto delle forniture energetiche internazionali da parte del nostro Paese. Comunque andrà a finire la guerra in Ucraina dovremo diversificare i fornitori dopo esserci legati mani e piedi ai russi.

Domani inizierà la visita del presidente Meloni ad Algeri. Il ministro Tajani si sta muovendo nelle ultime settimane in Nord Africa, fra Turchia, Tunisia ed Egitto. Per dare una idea di cosa stiamo parlando, lo scorso anno l’Italia ha importato dalla Algeria un totale di 22,1 miliardi di metri cubi di gas tramite il gasdotto Transmed. Un miliardo in più del 2021. Roma si aspetta fino a 9 miliardi di metri cubi aggiuntivi nel 2023, toccando quota 30 miliardi.

Algeria e Nord Africa, geopolitica dell’energia nel Mediterraneo

L’Algeria diventa quindi il nostro primo fornitore di gas. Secondo quanto riferito alla agenzia Nova da fonti algerine, “la compagnia energetica Sonatrach ed Eni dovrebbero firmare due contratti operativi. La missione di Meloni mira a confermare la prospettiva dell’Italia quale snodo energetico, non solo del gas, ma in futuro anche per l’idrogeno verde del Mediterraneo, ponendosi quale ponte fra Africa e Europa”.

Algeri, dunque, fulcro del “Piano Mattei” per l’Africa annunciato da Meloni durante il discorso di insediamento alla Camera dei deputati. Piano ribadito ai Med Dialogues di Roma del 3 dicembre scorso. L’approvvigionamento energetico sarà una delle questioni al centro degli incontri previsti al Cairo tra il ministro Tajani e le autorità egiziane.

L’insieme di queste azioni politiche indica come il nostro Paese punti a mitigare i crescenti costi energetici che rischiano di innescare una recessione economica. Va detto però che il nostro Paese è particolarmente vulnerabile agli shock energetici. Le importazioni di combustibili rappresentano tre quarti del nostro consumo energetico. Un passo in avanti ulteriore è fare i conti con l’ambizioso piano REPowerEU che investe sulle energie rinnovabili.

La sfida delle rinnovabili per vincere la crisi energetica

Secondo Olivier M. Schwab, managing director del World Economic Forum, e Roberto Bocca, del Comitato esecutivo, la crisi energetica in corso rappresenta una opportunità. Se giocata benne, questa sfida può velocizzare la transizione green della Italia. In un articolo intitolato How Italy can weather the energy crisis and emerge stronger, Schwab e Bocca scrivono che “i prezzi gonfiati dei combustibili fossili stanno stimolando prezzi competitivi per le energie rinnovabili, il che potrebbe portare a un’importante transizione energetica”.

“L’attuale situazione di stallo energetico potrebbe stimolare un’importante transizione energetica verso le rinnovabili e l’elettrificazione in Europa e guidare un nuovo impegno per un’energia pulita, sicura e fornita a livello nazionale”. “Per evitare di bloccare la transizione verde, i governi devono adottare un duplice approccio per incentivare le infrastrutture per l’energia pulita, fornendo allo stesso tempo sollievo dall’aumento dei costi energetici”.

Dunque si può e si deve investire nella energia pulita ma nel contesto di una diversificazione delle fonti e dei fornitori che soddisfano il fabbisogno energetico. Cercando di rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, ovvero la Agenda per lo sviluppo sostenibile con i target fissati dalle Nazioni Unite. Se pure in una congiuntura politico-economica internazionale sfavorevole.

Incentivi per lo sviluppo sostenibile

In questo senso è fondamentale accelerare gli incentivi per l’efficienza energetica, l’energia pulita, la sostenibilità delle aziende italiane. “Le misure e gli incentivi per alleviare l’impatto negativo a breve termine dell’aumento dei costi dovrebbero essere convenienti e fornire un sostegno mirato e limitato nel tempo, mantenendo al contempo il segnale di mercato che accelererà la transizione energetica. La riforma del sistema energetico non solo guiderà la sostenibilità per l’Italia, ma garantirà energia a prezzi accessibili per le industrie e i consumatori. E aumenterà la sicurezza di fronte a ulteriori shock imprevisti in futuro”.