L’ambiente si difende con lo sviluppo non a chiacchiere

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L’ambiente si difende con lo sviluppo non a chiacchiere

L’ambiente si difende con lo sviluppo non a chiacchiere

17 Giugno 2022

L’ambiente e le infrastrutture possono convivere. L’intervento del ministro Giovannini, ieri a Lamezia Terme, fa ben sperare. Per l’attuazione del Pnrr, per il nostro Mezzogiorno, per ridare senso alla parola sostenibilità. Giovannini è stato chiaro sulla necessità che il Paese ha di trovare un punto di equilibrio tra le ragioni dello sviluppo e la tutela dell’ambiente. Non si può fermare lo sviluppo, ha lasciato intendere il ministro.

Giovannini ha portato a esempio la diga foranea di Genova, un’opera realizzata in 9 mesi, “che in passato avrebbe richiesto quattro anni e mezzo”. La diga è stata realizzata rispettando le regole, con rigore tecnico, nel rispetto delle comunità. Si sta lavorando così anche su alcuni tratti della Salerno-Reggio, ma l’idea è di applicare il modello a tutto il piano infrastrutturale che andrà a regime da qui al prossimo anno.

Il Pnrr non può danneggiare l’ambiente. Il Piano è in linea con gli obiettivi del Next Generation, le regole del G20, il Green deal europeo, in fatto di infrastrutture sostenibili. Il ministro però ha spiegato che bisogna superare l’idea per cui “infrastrutture e ambiente non possano convivere”. Il giusto ottimismo del ministro si scontrerà ancora una volta con i tanti muri che hanno bloccato la realizzazione delle opere nel nostro Paese?

Infrastrutture ferme e investimenti privati e internazionali che scappano. Chi è capace di sfidare i mercati per trovare gli investimenti necessari a fare le opere diventa una specie di nemico pubblico. La voglia di fare impresa, le buone idee, tutto viene ingabbiato nel NO a prescindere. Conosciamo bene quali sono i muri che imprigionano le energie degli italiani.

Il muro della burocrazia. Il muro di un sistema come quello del codice degli appalti che rallenta tutto. Le tonnellate di carte e di valutazioni ambientali senza fine, i ricorsi infiniti al Tar. Per non dire degli amministratori locali, troppo spesso schierati con il mondo NIMBY che rifiuta qualsiasi tipo di progetto sostenibile.

Non solo gas e petrolio, di cui pure abbiamo bisogno e che conserviamo tra le risorse del nostro Paese. Ma anche biomasse, pale eoliche, rinnovabili: ci sono voluti più di dieci anni per fare il parco eolico a Taranto! Quanti buoni progetti, quanti imprenditori e investimenti sono costretti ad aspettare…

Infine la paura dei decisori, anche a livello centrale, di firmare, di prendersi una responsabilità. Di finire nel mirino dei magistrati o in qualche inchiesta magari destinata a essere un buco nell’acqua. Timori anche giustificati che spingono a non decidere. A fermare tutto.
Parlando di transizione energetica, Giovannini ieri ha detto che “in caso di conflitto il Consiglio dei ministri deve decidere di andare avanti sugli impianti fotovoltaici perché riteniamo che il passaggio ad energie rinnovabili siano una priorità”.

Se non si fa nulla perché esiste solo la tutela del paesaggio, questo “distrugge il paesaggio”. “Una volta che coinvolgi i cittadini e spieghi le motivazioni, i cittadini accettano”, ha concluso il ministro. L’ambiente che ci circonda è il nostro mondo e dobbiamo difenderlo. Possiamo farlo se il Paese cresce e si investe sul nostro patrimonio ambientale e naturale. Noi questo cambiamento siamo pronti a raccontarlo.