
Lavoratore dipendente o autonomo: la differenza è sempre più sottile

23 Giugno 2022
Da un lato lo smart working ha cambiato i metodi di lavoro, dall’altro la nascita di nuovi profili ibridi, ha avvicinato in modo netto negli ultimi tempi dipendenti e autonomi. Un cambio di paradigma che rende necessaria una nuova normativa sul lavoro. A tratteggiare il quadro di questo ‘nuovo mondo’ è sul numero odierno di Italia Oggi, Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro in occasione del Festival del lavoro.
“La pandemia e la conseguente rivoluzione tecnologica ci stanno traghettando verso inediti orizzonti, ma si intravedono anche grandi opportunità. In un momento di grande difficoltà a livello internazionale quale quello che stiamo vivendo, è inevitabile che la paura prenda il sopravvento. E allora il Festival del lavoro diventa un’occasione importante per mettere al centro la conoscenza prima di tutto e per aprirsi al dialogo e al confronto con tutti gli interlocutori. Una delle sfide è quella di rendere tale transizione sostenibile da un punto di vista economico e sociale, mettendo tutti gli attori coinvolti nelle condizioni di salvaguardare la propria occupabilità – afferma Marina Calderone -. La pandemia ha ridisegnato la scala delle priorità degli italiani. L’ampio ricorso alle dimissioni volontarie e l’elevato numero di lavoratori che sta attivamente cercando una nuova occupazione sono parte di un fenomeno da attenzionare, soprattutto da parte delle imprese”.
“Bisogna superare l’attuale normativa sul lavoro, progettata e realizzata in un momento in cui i confini tra lavori, dipendente da un lato e autonomo dall’altro, erano molto più chiari e definiti. Negli ultimissimi anni ci siamo confrontati con l’emergere di profili del tutto nuovi. sempre più a metà strada tra l’autonomo e il dipendente. La realtà porta al superamento di tali modelli, mentre la politica e la giurisprudenza, continuano a ragionare con paradigmi divenuti vecchi e inattuali – chiude la Calderone -. Del resto il tema del lavoro povero in Italia è strettamente correlato a quello del lavoro irregolare e l’introduzione del salario minimo rischia di spostare verso l’area dell’irregolarità i lavoratori border line, o di promuovere forme di elusione come le finte partite iva, lavoro cooperativo, il dilagare dei tirocini e del finto lavoro contrattuale”.