Le prospettive di riforma del reddito di cittadinanza (e delle politiche attive)
27 Ottobre 2022
Dopo una legislatura di fallimenti in questo senso, è arrivato il momento di andare oltre al reddito di cittadinanza. Se sarà una riforma organica dello strumento o se verrà soppiantato non è così decisivo. L’importante è partire da fatti e dati.
Gli ultimi dati di Anpal, i beneficiari del reddito di cittadinanza sono 3,6 milioni. Parliamo quindi di 1,6 milioni di famiglie. Eppure, quelli tenuti alla sottoscrizione del patto per il lavoro erano solo 660mila e quelli già occupati 173mila. Ma sono individui con un reddito da lavoro talmente basso da permettere la percezione del sussidio.
Il punto è che il reddito di cittadinanza ha due componenti: sostegno al reddito e politiche attive del lavoro. I problemi più cospicui, al di là delle truffe che hanno trovato spazio sui giornali, sono arrivati sulla seconda. I centri pubblici per l’impiego si sono dimostrati inadeguati, così come gli incentivi al lavoro e l’effettualità dello svolgimento dei lavori socialmente utili.
Al di là del fatto che non c’è un motivo serio per continuare a escludere le Agenzie per il lavoro, vanno ripensati i criteri di finanziamenti a chi ha il compito di collocare nel mondo del lavoro i beneficiari del reddito. CPI e APL dovrebbero ricevere i fondi in base ai risultati ottenuti, anziché ai progetti.
Infine, ciò che va assolutamente ripensato sono i requisiti. Il reddito dev’essere vincolato al potere d’acquisto regionale, perché ricevere 552€ al mese, ovvero l’importo medio del sussidio, in un paesino rurale della Calabria è diverso da farlo a Milano.