Libertà per il Venezuela

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Libertà per il Venezuela

Libertà per il Venezuela

04 Agosto 2024

“Non accetteremo” che l’opposizione cerchi di “usurpare nuovamente la presidenza”, dice il presidente venezuelano Nicolas Maduro mentre le proteste sulla avenida de Las Mercedes a Caracas vanno avanti. I “pattugliamento dei militari e della polizia proseguiranno”. Maduro è stato proclamato vincitore delle elezioni con il 52 percento dei voti grazie al fedele Consiglio Elettorale Nazionale (CNE), ma i sondaggi Edison Research e i dati dell’opposizione mostrano che oltre il 70% dei venezuelani ha votato per i candidati della opposizione, María Corina Machado ed Eduardo González Urrutia,

Milioni di venezuelani hanno votato sperando in un cambiamento. E cosa ricevono in cambio? La solita repressione, come nel 2017, quando il regime fece decine di morti, e una crisi umanitaria che sembra non avere fine. Oggi, l’opposizione denuncia 20 morti e 11 desaparecidos. La maggior parte della comunità internazionale ha condannato la farsa elettorale, ma Maduro continua imperterrito a restare al potere, contando sul sostegno dei militari. Il regime venezuelano ha anche cercato di convincere gli “amici” in Colombia e Brasile a riconoscere la sua vittoria. Che però non hanno abboccato e chiedono trasparenza.

Il Segretario di stato americano Antony Blinken ha espresso “seri dubbi” sui risultati annunciati, e il diplomatico Brian Nichols ha dichiarato apertamente che l’opposizione ha vinto. Il Carter Center, uno dei pochi osservatori invitati a seguire il voto, ha condannato la mancanza di trasparenza del CNE, affermando che le elezioni non rispettano gli standard internazionali di integrità elettorale.

Da un’iniziativa nata nel bilaterale Meloni-Macron a Parigi, invece, Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Spagna, hanno adottato una dichiarazione in cui esprimono “forte preoccupazione” e chiedono “alle autorità venezuelane di pubblicare tempestivamente tutti i registri di voto”, oltre al “rispetto” dei leader politici e del “diritto a protestare e a riunirsi pacificamente”.

Se Maduro resterà al potere, il regime venezuelano si isolerà ulteriormente sulla scena internazionale. Negli ultimi anni, l’erede di Chavez ha tentato di normalizzare le relazioni con gli Stati Uniti, ma con questo ultimo ‘capolavoro’ elettorale, è chiaro che l’integrazione di Caracas nella comunità internazionale è un miraggio. Per cui, Maduro si rivolgerà agli altri campioni di democrazia come Cina, Russia e Iran; il Venezuela si trasformerà definitivamente in un hub anti-occidentale nella America latina.

La cooperazione economica e militare tra questi Paesi renderà inefficaci le sanzioni statunitensi e rafforzerà la resistenza economica degli altri regimi. Iran e Venezuela hanno già firmato numerosi accordi di cooperazione, e la presenza militare russa e iraniana in Venezuela è destinata a crescere, insieme al traffico di droga, al riciclaggio di denaro e alla emigrazione. Secondo Jorge Jraissati, dell’Economic Inclusion Group, oltre il 40 percento dei venezuelani sarebbe pronto a lasciare il paese se Maduro resterà al potere, creando ulteriori problemi per gli Stati Uniti nel controllare l’immigrazione illegale.

I paesi occidentali devono agire subito per favorire una transizione democratica in Venezuela. Le chiavi della libertà le ha in mano la leader del centrodestra María Corina Machado, di Vente Venezuela, riapparsa ieri tra la folla dopo essere rimasta nascosta per paura di ritorsioni. “Non siamo mai stati così forti. Mai il regime è stato così debole. Ha perso ogni legittimità”, ha detto Machado rivolgendosi ai manifestanti. “Dopo sei giorni di brutale repressione credevano di metterci a tacere, di fermarci o di spaventarci…”.

Un Venezuela libero e democratico sarebbe un alleato prezioso, con cui aprire nuove opportunità commerciali e in grado di fermare i flussi della immigrazione clandestina. Inoltre, Caracas smetterebbe di collaborare con Iran, Cina e Russia, offrendo nuove opportunità alle imprese occidentali. L’amministrazione Biden è agli sgoccioli ma in Venezuela c’è ancora tempo per cambiare rotta.

Finora la “erratica” strategia della Casa Bianca, come la definisce Jraissati, ha tenuto in piedi il regime venezuelano. Ma per l’Occidente è tempo di usare tutti gli strumenti di pressione economica e di supporto politico necessari per dare una chance di libertà al popolo venezuelano. Non si tratta solo di una battaglia morale. È una questione di sicurezza internazionale. Coinvolgere i leader della sinistra sudamericana, Lula e Petro, Brasile e Colombia, per includere la Machado nelle trattative per il nuovo governo, è il primo passo da fare.