Ma il ministro Orlando in che mercato del lavoro vive?

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Ma il ministro Orlando in che mercato del lavoro vive?

Ma il ministro Orlando in che mercato del lavoro vive?

23 Maggio 2022

Il ministro del Lavoro Orlando, intervenendo su Radio24, ha così dichiarato: “Si può chiedere a una persona di migliorare costantemente le proprie competenze e poi fare lavorare due ore qua, quattro ore là, o ancora con periodi di interruzione del lavoro e forme di part time in volontario”. Viene da chiedersi se Orlando sa come organizzano il proprio tempo di lavoro tanti autonomi, giovani e donne lavoratrici, visto che, udite udite, riescono anche a fare più attività diverse tra loro e magari per diversi committenti nella stessa ora lavorata.

Se il ministro Orlando pensa che siamo tutti dirigenti…

Orlando si chiede come sia compatibile l’investimento sulle competenze previsto dal Pnrr, 5 miliardi di euro, con le forme e tipologie contrattuali che “spezzano molto il lavoro, lo rendono così frammentato”. Forse Orlando pensa che siamo tutti impiegati o dirigenti abituati a timbrare il cartellino! Ma il fatto è che i lavoratori più competenti sono proprio quelli che si muovono in modo obliquo nel mercato del lavoro. Coloro che colgono le opportunità. Quelli che ne creano di nuove attraverso la capacità di gestire in autonomia relazioni, costruendo fiducia attraverso la qualità delle attività che svolgono.

Serve il taglio del cuneo fiscale

Il numero dei lavoratori con contratti flessibili sale. Eppure il ministro vuole aprire “una riflessione su quello che si può fare subito per ridurre la precarietà e la selva di contratti che sono previsti del nostro ordinamento”. Ancora leggi e leggine per ridurre ore, per aumentare regole, con capovolgimenti normativi continui che complicano la vita aziendale. Davvero un bello spirito di cambiamento davanti alla profonda riorganizzazione del mercato del lavoro dopo la crisi pandemica. Il ministro Orlando, invece, auspichi un deciso taglio del cuneo fiscale. Solo così si permette alle aziende di assumere e di investire veramente sul capitale umano. Attardarsi sulla solita retorica del precariato, che a sinistra è una mummia rimasta sempre uguale da 20 anni, mentre intorno tutto cambia, non paga più.