
Manca l’hi-tech tra i grandi brand italiani nel mondo

09 Maggio 2022
di Tiziano Rugi
È vero che l’Italia è la patria della moda, del lusso e dell’alimentare e nonostante la pandemia il valore dei trenta maggiori brand nazionali è cresciuto dell’11 per cento. È altrettanto vero, però, che i marchi italiani più grandi sono poco rilevanti su scala globale. Tra i primi cinquecento con più alto valore finanziario in tutto il mondo, solamente sette sono italiani. E nei settori trainanti della tecnologia, dove si gioca la competitività futura di una nazione siamo indietro. Sono pochi e le imprese innovative faticano a raggiungere dimensioni significative.
Emerge questo dalle classifiche stilate ogni anno da Brand Finance Italy 50. Le uniche eccezioni sono Gucci e Ferrari. La casa di moda, con un valore di oltre 13 miliardi di euro, si conferma il primo marchio italiano. Occupa la posizione numero 33 nella classifica globale di Interbrand. Il cavallino rampante è il secondo brand più “forte” al mondo, inteso come influenza sui clienti. Nell’alimentare, invece, Barilla, Kinder, Ferrero e Nutella rappresentano solo il 6 per cento del valore finanziario dei 50 più importanti marchi del settore food a livello globale.
E qui si parla delle eccellenze: nessuno tra i primi dieci brand italiani è specializzato in intelligenza artificiale, nelle biotecnologie, nel cloud computing. Eppure il timore è che con imprese poco internazionali e poco tecnologiche manchino strumenti indispensabili per chi non vuole restare indietro nelle sfide della decarbonizzazione e del digitale. Mentre investire in nuove soluzioni tecnologiche sarà la killer application del futuro. Ci rifletta bene Enel, il secondo brand italiano per valore finanziario. A guadagnarci non sarà solo l’azienda, ma l’intero Paese.