Meloni, il ministro dell’economia e Cingolani per il metano nazionale
19 Ottobre 2022
Meloni pensa al ministro dell’Economia e intanto sente Cingolani per la partita sulle risorse energetiche nazionali.
Nel Governo che sta nascendo manca ancora il nome per Via XX Settembre.
Forse il nome più importante considerando le partite che si stanno giocando in Europa, a cominciare da quella del gas.
Serve un ministro della economia che abbia il necessario standing internazionale. Ma serve anche chi si occupi del dossier sul metano italiano.
Per questo, scrive HuffPo, Meloni ha alzato il telefono “per sentire Roberto Cingolani”.
Il ministro della Transizione ecologica del Governo uscente è impegnato in Europa proprio sulla partita del price cap, il tetto al prezzo del gas.
La formazione della squadra di Governo non sembra facile. La lista dei ministri si sta componendo, nonostante le richieste, i ripensamenti e gli annunci a sorpresa di Silvio Berlusconi.
Meloni vorrebbe presentare il nuovo esecutivo al presidente della repubblica Mattarella entro la fine di questa settimana.
Il nome del ministro dell’Economia più gettonato continua ad essere quello del leghista Giancarlo Giorgetti. Dopo che Fabio Panetta, membro del board BCE, sembra essersi sfilato dai papabili.
Oltre al nome per completare la squadra però c’è la questione urgente del gas.
Qui il nome che circola con insistenza è appunto quello di Roberto Cingolani, che potrebbe fare da consulente del Governo.
La partita sul tetto al prezzo del gas in Europa, nonostante i ritardi della Ue, sembra andare nel verso giusto per l’Italia.
Una questione centrale anche ai fini della manovra è quella dell’utilizzo dei fondi di coesione europei per fronteggiare il caro energia.
Sul tavolo ci sono 40 miliardi, una cifra fondamentale per abbattere il caro energia, sostenendo le imprese e le famiglie. Su questi punti, fanno sapere da FDI, i contatti con Draghi restano “buoni e costanti”.
Fratelli d’Italia vuole anche riaprire il prima possibile il dossier sul metano nazionale. Per ora infatti il nostro Paese non ha ancora dato via libera allo sfruttamento più ampio dei nostri giacimenti nazionali.
Il gas e le risorse energetiche made in Italy, però, hanno grande importanza. Il programma di Fratelli d’Italia prevede un punto specifico sullo sfruttamento dei giacimenti nel nostro Paese.
Prima delle elezioni del 25 Settembre, il dossier sembrava in dirittura di arrivo. Ma la firma sul decreto attuativo non è arrivata in tempo.
In ballo c’è il quarto comma dell’articolo 16 della Legge 34/2022. “Misure per fronteggiare la emergenza derivante dal rincaro dei prezzi dei prodotti energetici. Attraverso il rafforzamento dell’approvvigionamento di gas naturale a prezzi equi”.
GSE, il gestore dei servizi energetici, avrebbe il compito di rivendere il metano sul territorio nazionale a prezzi calmierati.
La norma però è rimasta congelata. Fdi vuole sbloccarla prima possibile.
Da qui i contatti tra Meloni e Cingolani. Nello stesso tempo, vanno sbloccate le autorizzazioni per gli impianti sulle rinnovabili.
Tutte le risorse disponibili vanno messe in ogni caso sul caro energia. Poi ci sarà tempo per realizzare le altre promesse elettorali fatte dal centrodestra.
Lo scostamento di bilancio resterà “l’ultima ratio” per affrontare il caro energia.
Se “l’Europa non fa l’Europa”, come ripete da giorni il presidente di Confindustria Bonomi.