Migranti, quella rotta criminale dalla Turchia all’Italia
02 Marzo 2023
Dalla Turchia alla Calabria. In una foto, i dipendenti delle pompe funebri trasportano i cadaveri dei migranti morti nel naufragio al largo della Calabria, il 26 febbraio scorso. Dozzine di morti. Il presidente Mattarella va in Calabria a rendere omaggio alle vittime. Il presidente del consiglio Meloni ha espresso dolore per la tragedia, mantenendo la linea della fermezza sulla immigrazione del governo. Non è la prima tragedia del mare. Non sarà l’ultima.
La rotta Turchia – Italia nel Mediterraneo orientale
Mentre assistiamo al solito scaricabarile sulle responsabilità , la questione è ancora una volta chiedersi chi permette alle navi dei migranti di partire. Come contrastare le reti criminali che gestiscono il traffico di uomini nel Mediterraneo. La BBC è stata tra i primi a scrivere che la nave affondata al largo delle coste calabresi era salpata dalla Turchia. Il gip di Crotone nella sua ordinanza ha fatto riferimento a “organizzazioni criminali turche” ed “appendici pakistane”. Wired ha scritto che la nave affondata “stava percorrendo la rotta del Mediterraneo orientale, che parte dalla Turchia, i cui flussi sono triplicati in due anni”.
Fino ad ora 9 miliardi dalla Ue ad Ankara
“La rotta parte dalla Turchia e arriva fino in Calabria o in Puglia, costeggiando la Grecia ed è battuta da imbarcazioni di piccole e medie dimensioni, spesso a vela”. Imbarcazioni “per le quali i migranti pagano diverse migliaia di dollari alla criminalità organizzata turca, che agisce praticamente indisturbata”. Il Governo di Ankara è alle prese con le conseguenze del terribile terremoto dei giorni scorsi. Ma i turchi negli ultimi anni hanno adottato tutte le misure necessarie per impedire l’apertura di nuove rotte marittime o terrestri di migrazione irregolare verso l’Europa?
A che punto è la cooperazione fra la Turchia e l’Europa in materia di immigrazione? L’Europa dovrebbe verificare fino in fondo il rispetto della “Dichiarazione congiunta” sottoscritta da Ankara e Bruxelles nel marzo del 2016. Anche perché per la Turchia questo è un obbligo, avendo ricevuto miliardi di euro dai contribuenti europei per aver ospitato i rifugiati siriani sul suolo turco.