Musk, Meloni e il futuro dell’advertising politico ai tempi della AI
16 Giugno 2023
Il miliardario americano Elon Musk, convinto che i college non servano più e che l’intelligenza artificiale potrebbe “dominarci in futuro” sbarca in Europa. Il capo di Twitter incontra Giorgia Meloni e il presidente francese Macron. Musk torna alla carica dicendo che l’Italia in futuro sparirà se non si fanno bambini e invoca politiche fiscali favorevoli per una primavera demografica. Ma le questioni sul tavolo sono anche altre e non secondarie.
Per qualcuno Musk viene a perorare la causa delle auto elettriche, tant’è che gli si chiede di aprire fabbriche e investimenti. Per altri è un viaggio che gli serve per mobilitare le destre (e non solo loro) europee avverse al politicamente corretto sulla questione del free speech nei social media. Sullo sfondo la partita più interessante, quella sulla intelligenza artificiale, il vero confine più avanzato dell’odierna idea che abbiamo di innovazione tecnologica e digitale.
Musk, l’intelligenza artificiale e la politica
La AI sta invadendo sempre di più il campo della politica e in particolare una questione che sta a cuore ai politici, ovvero i voti, la generazione del consenso. Non si tratta tanto delle inquietanti immagini da film distopico sulle masse militarmente inquadrate in Piazza Duomo ai funerali di Silvio Berlusconi, oppure della Piazza Rossa di Mosca allagata di sangue, due immagini prodotte appunto dalla AI ma che sembrano vere. Quanto del fatto che questa tecnologia può essere applicata alle campagne elettorali, al marketing politico e all’advertising online.
In un video messaggio pubblicitario lanciato dal super Pac repubblicano che sostiene il governatore della Florida Ron DeSantis, per fare un esempio, abbiamo visto apparire aerei che non erano presenti nel comizio originale del governatore. Il video è stato alterato grazie a programmi di intelligenza artificiale. In Europa il Parlamento europeo sta cercando di normare e di mettere una serie di vincoli ai contenuti generati da intelligenza artificiale. L’AI Act passato nei giorni scorsi al Parlamento europeo si aggiunge al Digital Service Act che Musk vede come fumo negli occhi nella sua battaglia personale per la libertà di parola.
In ballo c’è la libertà di espressione
In gioco ci sono questioni non secondarie come la rimozione di contenuti ritenuti illegali, la libertà per gli utenti di scegliere di non vedere contenuti promossi (o come li chiama Meta “personalizzati”), i divieti di profilazione e così via. Può essere che la scelta europea di normare dall’alto l’innovazione tecnologica, cosa che fino adesso ci ha privato dei miliardari stile Silicon Valley, alla fine si rivelerà giusta. Il cambio di paradigma totale aperto dalle nuove tecnologie artificiali va governato. Ma al di là dei vincoli normativi e dell’approccio top down della Ue, si potrebbero avanzare delle proposte di buonsenso lasciando ai cittadini la libertà di scelta.
Sul tema dell’advertising politico di contenuti generati da AI, nello specifico, gli elettori potrebbero chiedere ai candidati prima delle campagne elettorali di sottoscrivere un pledge dove si impegnano a non deformare la realtà dei loro messaggi promozionali. Si potrebbe anche denunciare e fare pressing sui politici che non sottoscrivono il pledge. Infine giornalisti e fact checkers potrebbero impegnarsi di più nel debunking per scoprire chi deforma i messaggi promozionali con AI invece di pensare solo a scrivere retroscena e similia. Basterà?