Natalità, servono aziende amiche delle donne e dei bambini

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Natalità, servono aziende amiche delle donne e dei bambini

Natalità, servono aziende amiche delle donne e dei bambini

31 Agosto 2023

Da quando è in carica il Governo ha esteso la consapevolezza del fatto che il futuro dell’Italia passa dalla natalità. Una questione, quella demografica, che investe anche il mondo imprenditoriale e produttivo e le parti sociali. In molti casi le donne italiane si trovano ancora a dover scegliere tra la carriera e la famiglia, in particolare quando ricoprono posizioni manageriali, soprattutto perché il lavoro domestico è ancora sperequato dal punto di vista del genere.

L’ultimo rapporto Istat sul lavoro e sulla conciliazione dei tempi di vita e professionali mostra che c’è una asimmetria nel lavoro familiare. L’indice Istat misura, per le donne in coppia di età compresa tra i 25 e i 44 anni, la parte del tempo dedicato al lavoro domestico da entrambi i partner occupati. I dati indicano che il lavoro svolto a casa dalle donne è pari al 61,8% nel 2021/2022. La cura della famiglia e dei figli è quindi più sulle spalle delle mamme rispetto ai padri. Questi ultimi si occupano maggiormente della cura dei minori rispetto agli anni passati, ma le mansioni più complicate delle vita familiare toccano ancora alle donne.

Istat ha anche evidenziato il gap occupazionale tra le donne di 25-49 anni con figli piccoli (0-5 anni) e le donne della stessa fascia di età ma senza figli. Le prime hanno registrato un’occupazione del 55,5% contro il 76,6% delle donne senza figli. Divario che si accentua ancora di più nel Mezzogiorno. Sono dati che fanno riflettere e sui quali intervenire nel medio e lungo periodo.

La conciliazione tra tempo di vita e tempo di lavoro tocca in particolare la maternità. Da questo punto di vista anche il mondo produttivo, le aziende italiane dovrebbero impegnarsi di più per favorire le donne durante la gravidanza, il parto, l’allattamento al seno e nei primi mesi di vita dei figli. Il welfare aziendale in questo senso gioca un ruolo importante: le “stanze per le madri” o “stanze per l’allattamento” sui luoghi di lavoro sono spazi per prendersi cura delle donne che allattano, uno dei tanti esempi di benessere aziendale che può favorire le donne sul luogo di lavoro.

Alla Cargill di Pace del Mela, per esempio, in Sicilia, l’azienda ha offerto un’area appositamente attrezzata che favorisce le donne che devono allattare (viene usata anche per consentire momenti di preghiera per i dipendenti di diverse religioni). L’iniziativa rientrava nell’ambito del progetto “Inclusive Facilities” voluto dal management e sponsorizzato da Cargill Corporate per mettere al primo posto la salute fisica e psicologica del personale.

Il codice di autodisciplina per le imprese adottato dal Governo va nella direzione di una azione comune tra istituzioni e aziende per evitare che le donne debbano dimettersi dal lavoro quando hanno un figlio o essere costrette a dover scegliere tra la maternità e la realizzazione professionale. Solo così, costruendo ambienti di lavoro in grado di accogliere le madri e premiare la loro scelta di fare un figlio, riusciremo a mettere un altro tassello nel complicato puzzle demografico italiano. Tutelando quel desiderio di maternità che in Italia c’è ma rischia di restare inespresso.