Nel 2023 la deglobalizzazione continuerà

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Nel 2023 la deglobalizzazione continuerà

Nel 2023 la deglobalizzazione continuerà

28 Dicembre 2022

Il 2023? Un altro anno sulle montagne russe per gli investitori, secondo il Cio di Upb, che ai suoi clienti suggerisce una “gestione del rischio proattiva e dinamica”. Il problema è la deglobalizzazione. Dopo quelle trumpiste, si profilano all’orizzonte nuove guerre commerciali, quella tra gli Usa di Biden e la Cina di Xi su tutte. Mentre è in corso una altra guerra, quella vera, con l’invasione russa della Ucraina.

Tutto questo nell’arco degli ultimi anni ha cambiato lo scenario. Rivolgimenti nelle catene di approvvigionamento, delocalizzazioni che non convengono più così tanto se poi il Paese dove scegli di investire getta la maschera a mostra il suo volto di canaglia internazionale. Inflazione, rialzi dei tassi delle banche centrali, interessi sul debito che salgono, corsa senza fine del debito.

2023 sulle montagne russe

Secondo il londinese Centre for Economics and Business Research, l’economia mondiale è destinata a una recessione nel 2023. L’aumento degli oneri finanziari per contrastare l’inflazione determinerà una contrazione di un certo numero di economie, dicono a Londra. Anche perché la battaglia contro l’inflazione non è vinta. “Prevediamo che i banchieri centrali manterranno le loro armi nel 2023 nonostante i costi economici. Il costo di portare l’inflazione a livelli più confortevoli è una prospettiva di crescita peggiore per un certo numero di anni a venire”.

Brutte notizie per chi ha accumulato debito per decenni. “Secondo l’FMI,” ricordano da Upb, “le maggiori economie mondiali hanno visto un forte aumento del rapporto debito pubblico/PIL negli ultimi 10-20 anni. Anche se nell’ultimo decennio alcune nazioni selezionate hanno visto una riduzione della leva finanziaria nel settore privato, le maggiori economie sviluppate del mondo hanno tutte un debito totale pari al 150-500% del PIL”.

Inflazione, debito e interessi

“Di conseguenza, se i tassi d’interesse si manterranno su livelli prossimi a quelli della fine del 2022 in tutto il mondo, i costi di rifinanziamento del debito per questi governi potrebbero rivelarsi sempre più impegnativi. Costringendo a una combinazione di austerità fiscale, aumenti delle imposte e politiche di controllo della curva dei rendimenti”. Che succederà quando i governi dovranno ridurre ulteriormente la spesa, davanti a uno scenario di frenata della economia?

“Ciò comporterebbe il rischio di un rallentamento più profondo e prolungato”. “Dal punto di vista geopolitico, la riorganizzazione delle catene di approvvigionamento globali potrebbe trasformarsi in una vera e propria deglobalizzazione. Guidata principalmente dalle crescenti tensioni tra le due maggiori economie mondiali: Cina e Stati Uniti,” è sempre il Cio di Upb a parlare.

Usa vs Cina

“Il Presidente Biden ha mantenuto i dazi implementati dal suo predecessore. Ha iniziato a stringere alleanze nell’Asia orientale e meridionale in uno sforzo più evidente per contenere una Cina in ascesa”. E ancora, “la prossima fase della battaglia tra le due nazioni” si combatte e combatterà “sul terreno tecnologico e finanziario globale. Questo per la dipendenza della Cina dal dollaro USA per il finanziamento della sua economia. Potrebbe essere dirompente come la guerra economica che è scoppiata insieme alla battaglia della Russia con l’Occidente sull’Ucraina”. Allacciamo le cinture.