Nella guerra ibrida di Mosca contro l’Europa c’è anche l’immigrazione
22 Settembre 2023
Quanto conta la Russia nelle ondate di migranti, profughi e rifugiati che arrivano in Europa? È una coincidenza se, insieme ai milioni di profughi ucraini, torna anche la pressione migratoria sul fronte sud europeo? Oppure è il tentativo di destabilizzare i Paesi Ue, usando l’immigrazione come una leva nelle manovre geopolitiche di Mosca.
Il gruppo mercenario russo Wagner è attivo in Libia, ma anche in Mali e Burkina Faso dove al potere ci sono giunte militari golpiste. Può usare quindi la pressione della immigrazione clandestina che risale in Nordafrica verso il Mediterraneo centrale come una strategia di ritorsione contro i Paesi che sostengono l’Ucraina. Una forma di guerra ibrida utilizzata sfruttando il peso che i russi hanno acquisito nei Paesi africani.
Le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto nei mesi scorsi sono state molto chiare. Eloquenti quanto quelle della rivista Foreign Policy: “il presidente russo Putin ha creato una nuova arma contro l’Occidente. Più di 6 milioni di ucraini hanno cercato rifugio nei Paesi dell’Unione Europea; ora sono seguiti da una nuova ondata migratoria proveniente da Paesi danneggiati dall’assenza di grano ucraino”.
Naturalmente, l’uso dei migranti come arma di pressione da parte di Mosca è solo una delle ragioni che rendono la gestione dei flussi verso l’Europa la sfida del Ventunesimo secolo. Si pensi alla siccità alimentata dai cambiamenti climatici. La risposta non può essere dividersi in Europa ma al contrario unirsi e cercare di far funzionare efficacemente il sistema di distribuzione dei migranti basandolo su un concetto di solidarietà e maggiore coordinamento tra i Paesi membri della Unione.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito gli accordi di Dublino “una cosa fuori dalla realtà”. Occorre invece “uno sforzo insieme, prima che sia impossibile governare il fenomeno migratorio in modo da affrontarlo con nuove formule”. Anche estendere la politica di maggiore collaborazione ai Paesi africani come, con difficoltà, si sta cercando di fare, in Nordafrica e in prospettiva nei Paesi del Sahel, nella Nigeria, in Somalia, è fondamentale per governare i flussi.
Il numero dei migranti africani diretti in Europa nei prossimi anni è destinato ad aumentare. L’Europa ha un fronte aperto con i suoi avversari non solo per governare il fenomeno nel ‘grande gioco’ globale ma anche per evitare che i sentimenti della popolazione europea divengano sempre più critici e negativi con il moltiplicarsi dell’immigrazione clandestina. A scapito dei processi di accoglienza e integrazione e con ricadute sia sociali che economiche.
L’obiettivo è trovare un punto di equilibrio tra difesa dei confini e valori umanitari che differenziano le democrazie occidentali dai regimi che ci minacciano.