Non è mai troppo tardi per evitare le nazionalizzazioni

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Non è mai troppo tardi per evitare le nazionalizzazioni

Non è mai troppo tardi per evitare le nazionalizzazioni

28 Novembre 2022

I temi di politica industriale sul tavolo del governo, quindi di Adolfo Urso, ministro delle imprese e del made in Italy, sono tanti. Al momento, in tutti questi casi riecheggia più o meno intensamente la parola “nazionalizzazioni”.

Le crisi industriali sul tavolo di Urso

Drogare il mercato riportando tutto ciò che non funziona nell’orbita pubblica è la via più breve, certo, ma per il fallimento. Così nasce il pasticcio su Ita, l’ex Alitalia, che vive un ping pong di fallimenti pubblici e privati da decenni a spese dei contribuenti che non accenna a terminare. Così anche la rete unica tra Tim e Open Fiber continua a riempire i giornali da anni, più per le pulsioni stataliste che per i progressi tecnici. Su questo dossier in particolare, tra l’altro, la collaborazione di Cassa Depositi e Prestiti dovrebbe essere totale per la nazionalizzazione. Dario Scannapieco, l’amministratore delegato di CDP scelto da Draghi, è contrario a diventare il braccio armato del governo, a prescindere dal colore politico. Non è un caso che in queste ore stia ventilando la possibilità che torni alla Banca europea degli investimenti.

Mentre Matteo Salvini ventila l’opzione nazionalizzazione per Monte dei Paschi di Siena, anche il capitolo Ilva è intricato. Dopo i pasticci dei governi Conte nei confronti di Arcelor Mittal, il governo Draghi ha rilevato il 40%. E ora? Anche qui torna a farsi sentire la possibilità di far tornare allo Stato anche il 60% rimanente. A Priolo la russa Lukoil dovrà cessare le attività per via delle sanzioni, anche in questo caso non ci sono alternative sul piatto.

Nazionalizzazioni o libere imprese in libero mercato?

Considerare così spesso le nazionalizzazioni è abbastanza distonico per un esecutivo il cui slogan è “lasciar fare a chi sa fare”. Qualcuno potrebbe obiettare che a volte gli imprenditori falliscono, quindi è bene che subentri lo Stato. Ma allora, visto che non si può sapere se e per quanto un’impresa resterà sul mercato, perché non nazionalizzare tutto? È davvero creando aziende di Stato, quindi ampliandone il perimetro, coi soldi dei contribuenti che si garantisce il benessere della nazione? La libera impresa presuppone anche il rischio di impresa, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. E non è dando una botta in testa alla moglie che si risolve il problema.