Paghiamo 8 dollari a Twitter, Musk ci ridà la libertà di espressione

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Paghiamo 8 dollari a Twitter, Musk ci ridà la libertà di espressione

Paghiamo 8 dollari a Twitter, Musk ci ridà la libertà di espressione

03 Novembre 2022

La scalata di Elon Musk a Twitter fa discutere. I twittaroli si lamentano per gli 8 dollari di abbonamento che dovranno pagare per la “la spunta blu”. Una decisione che ha fatto imbestialire Stephen King che ora minaccia di andarsene dalla piattaforma. A tenere banco è anche la ristrutturazione aziendale imposta da Musk. Circa metà della forza lavoro di Twitter, 3.700 persone, se ne andrà a casa. Musk ha anche abolito lo smart working.

Di un aspetto della scalata di Musk però si parla meno, forse la più importante. Con Musk entriamo nella terza fase della vita di Twitter e dei social media. Quella del ritorno alla libertà di espressione. La prima fase, dieci anni fa, è stata quella dell’innamoramento dei media mainstream e della stampa hi-tech per i social. Acclamati come strumenti di libertà in grado di esportare le Primavere arabe nel mondo, dando voce a chi viene censurato e represso.

Poi però si è scoperto che le società private erano in grado di rastrellare contatti e identità digitali sui social, profilando il pubblico. Il problema di Obama su Facebook nel 2012. Il primo grande allarme su quello che gli ingegneri informatici delle grandi aziende tech non erano stati in grado di prevedere, ma che forse immaginavano. La prima comunque è stata l’età dell’oro per la Silicon Valley, con i data scientist corteggiati dal Partito democratico.

La seconda fase della vita di Twitter coincide con la vittoria di Trump. Donald a un certo punto strappa letteralmente di mano il cellulare al suo media manager e inizia a twittare. Prima di lui, era arrivata la Brexit. Di colpo i social media diventano la sentina di tutti i mali. Vengono accusati di fare disinformazione, scoppia il caso Cambridge Analytica, monta la narrazione sui social della grande cospirazione.

Obama se la prende con Mark Zuckerberg. Ci viene raccontato che oscure centrali hacker russe avrebbero manipolato idioti suggestionabili – il libero voto – per far vincere Trump. Si afferma il principio per cui solo la neo-lingua politicamente corretta può avere udienza nei social per salvare il mondo dal fascismo. Le multinazionali del tech si adeguano, assumono nuovi censori travestiti da fact-checker.

Gli uffici della sicurezza informatica delle grandi aziende stabiliscono contatti non sempre chiari con le agenzie governative. Fioriscono le policy politiche dettate alle aziende per suggerire che tipo di post è meglio far vedere. I provocatori della Alt Right e della destra trumpista come Milo Yiannopoulos bannati. Le storie come quella sul laptop di Hunter Biden spariscono dalla circolazione con l’avvicinarsi delle presidenziali Usa del 2020.

Finché arriva il divieto di twittare per l’ex presidente Trump. Ma quando il gretto politically correct scivola sul caso del sito di satira cristiana The Babylon Bee, Musk scende in campo. L’acquisto di Twitter da parte di Musk dà il via alla terza epoca dei social media.

Musk probabilmente non è una icona per molti conservatori. Gli viene spesso contestato di fare molti affari in Cina, dove la libertà di parola è minacciata e i social vengono oscurati. Eppure c’è una caratteristica del Musk imprenditore che rovescia i precedenti paradigmi dei social e può cambiare tutto. Musk è un libertario. Alla libertà di parola, come a quella di fare impresa, ci crede veramente.

Ha già licenziato il CEO e gli alti ranghi del management, tutta la prima linea degli uffici legali e della sicurezza. Chi aveva bandito. Trump da Twitter. Chi ha impedito che sui social si sviluppasse una discussione meno ‘cinese’ sul covid, i lockdown, la stretta sanitaria sulla vita delle persone. Ora per Musk è il momento di fare luce su quello che è accaduto dentro Twitter negli ultimi anni, smontando le fondamenta su cui si regge l’edificio illiberale del politicamente corretto.

Cioè il controllo politico della lingua esercitato dai progressisti sui social. Non bisogna avere paura di Musk e della libertà di parola. Le libere società occidentali necessitano di social media altrettanto liberi. Musk sta ridando a Twitter un principio sacrosanto, la libertà di espressione. Chi ha spunta blu paghi quegli 8 dollari, perché ne vale la pena.