
Per Confindustria il nuovo governo deve assicurare i conti pubblici

04 Ottobre 2022
Non è il momento di aumentare la pervasività dello Stato. Dopo una prima fase pandemica in cui la sinistra ha provato a imporre il proprio paradigma socialistoide, Draghi era riuscito a invertire la rotta. Cercando di ottimizzare i progetti del PNRR e resistendo alle richieste assidue dei partiti, il governo era riuscito a tenere in ordine i conti pubblici. Addirittura riducendo di 3 punti percentuali il rapporto debito/Pil. Dopo le elezioni il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha rilasciato dichiarazioni stentoree all’ultima assemblea degli industriali di Varese. L’auspicio è che sull’economia il nuovo governo segua le orme responsabili del precedente.
Prepensionamenti e flat tax, Confindustria chiede calma
Lo stop prepensionamenti, secondo Bonomi, dev’essere un punto di partenza ineludibile. Sarebbe ipocrita non dire che le pensioni anticipate sono effettivamente una piaga sociale, un motore di ingiustizia generazionale e una falcidia delle casse dello Stato, che si perpetua quasi senza sosta da Rumor in poi. Ma Bonomi non risparmia nemmeno la flat tax sull’IRPEF che definisce “immaginifica”, a cui preferirebbe un intervento su IRAP e IRES.
Coperture ed energia
Non solo ci sono ancora ben 170 miliardi di PNRR su cui contare, ma c’è anche una spesa pubblica elefantiaca che può essere rimodulata, se non proprio tagliata, per trovare nuove risorse, anche da allocare per il taglio delle tasse. Senza contare che Paolo Gentiloni, Commissario europeo all’Economia, e Thierry Breton, Commissario per il mercato interno, hanno proposto proprio in queste ore un fondo Sure 2.0 teso ad aiutare i governi nel contenimento delle bollette. Bonomi invoca anche un tetto europeo al prezzo del gas, che però sembra una richiesta destinata a cadere nel vuoto.
Il momento del conservatorismo fiscale è questo
Il punto non è che i partiti dovrebbero rinunciare alle proprie istanze, ci mancherebbe. Ma i leader del centrodestra si domandino se questo non sia il momento di essere conservatori nel senso thatcheriano del termine, piuttosto che, di nuovo, sperperatori dei soldi dei contribuenti. Anche perché la situazione finanziaria dell’Italia non è delle migliori e i soldi da spendere non mancano. L’ultima cosa che serve all’Italia è spaventare i mercati e veder schizzare lo spread. É il momento della responsabilità e del rigore, anche perché fare altrimenti significherebbe tornare ad essere marginali a Bruxelles. Uno scenario simile non gioverebbe ai cittadini, né tantomeno al nuovo esecutivo.