
Per Draghi all’Europa serve un processo politico di integrazione (e all’Italia il PNRR)

12 Luglio 2023
Serve una maggiore integrazione europea con un processo politico, dice l’ex presidente del consiglio italiano Mario Draghi da Cambridge negli Usa. E l’Italia deve dimostrare di spendere le risorse del Pnrr rispettando i tempi previsti, con efficienza e integrità . Draghi parla nel corso della Martin Feldstein Lecture, sottolineando che l’Europa è a un “bivio storico”. Superati i rischi della “paralisi” e “dell’uscita” dalla Ue, dopo l’aggressione della Russia e la Brexit, occorre “un processo politico” e non “tecnocratico” di maggiore integrazione. “Il prossimo volo del calabrone,” dice Draghi, è “il sentiero verso una politica di bilancio comune nell’eurozona”.
L’uomo del “whatever it takes” nel 2012 ripercorre le date fondamentali dalla nascita dell’euro, passando dalla crisi del debito sovrano alla pandemia, fino allaaggressione della Russia all’Ucraina. L’Europa col tempo ha dimostrato di essere una “nuova realtà ” a cui ora occorre un “genuino processo politico dove l’obiettivo finale sia esplicito sin dall’inizio” e “sostenuto dai votanti nella forma di un cambio dei trattati europei”. “I sondaggi ci dicono che i cittadini sentono un crescente senso di minaccia esterna soprattutto dall’invasione russa e questo rende la paralisi inaccettabile”. L’ipotesi di uscita è “passata dalla teoria alla realtà con la Brexit” con “benefici molto incerti e costi tutti visibili”. Per questo “i costi di una ulteriore integrazione sono minori”.
Sulla transizione ecologica, Draghi è convinto che, dopo Next Generation EU, l’Europa non avrà più strumenti comuni di investimento per la transizione ecologica. “La sola opzione” è quindi quella di “ridefinire la Ue, il suo quadro di regole di bilancio e, con un ulteriore allargamento sul tavolo, anche il suo processo decisionale”. Sul tema della Difesa, Draghi ha spiegato che “una immediata conseguenza della guerra in Ucraina è che noi dobbiamo realizzare una transizione verso una più forte difesa comune europea. Per questo bisogna raggiungere gi obiettivi minimi di spesa Nato del 2% del pil”.