
Perché Musk, Taibbi e Weiss salvano i social e la democrazia

11 Dicembre 2022
Mark Taibbi e Bari Weiss, i due autori scelti da Elon Musk per diffondere i Twitter Files, rappresentano un modo nuovo di fare informazione. Taibbi scriveva per Rolling Stone, ha pubblicato libri diventati bestseller e nel 2007 ha vinto il National Magazine Award for Columns and Commentary. Adesso usa Substack per rivolgersi ai suoi 30mila abbonati. Bari Weiss è stata editorialista del New York Times, ha scritto per il Wall Street Journal e dato alle stampe un importante libro contro l’antisemitismo. Oggi si è aperta una media company tutta sua. Qualcosa vorrà pur dire.
Social media mainstream
Dopo che i due podcaster hanno rilasciato il materiale scottante su Twitter fornito da Musk, la banda dei professionisti dell’informazione con la tessera della correctness sempre a portata di mano ha iniziato a insultarli pesantemente. Hanno accusato Taibbi di essere al libro paga di un miliardario. Weiss si era già presa la sua dose di ‘fascista’ e ‘nazista’ perché difende da anni lo Stato di Israele. Due autori liberi, dunque, che mal sopportano i media mainstream e hanno una particolare abilità nel far infuriare quelli ‘de sinistra’.
Il lavoro che stanno portando avanti con i Twitter Files è molto importante perché la libertà di espressione è la leva che utilizziamo in Occidente per mostrare al resto del mondo quali sono le basi della nostra civiltà. Su quali valori si fonda la democrazia liberale. E se quei valori si incrinano, se Twitter diventa una versione più soft del partito comunista cinese, il rischio di perdere la bussola è alto.
La vicenda dei Twitter Files si sta aggravando con il passare del tempo. Non riguarda più solo le foto equivoche di Hunter Biden o la misteriosa storia del suo laptop e degli alti papaveri stranieri che il figliolo incontrava non si capisce se all’insaputa o d’accordo con papà. La questione è più grave, perché gli screenshot dei dirigenti di Twitter mostrano il lato oscuro della società dell’informazione. Cioè il modo in cui i social possono essere orientati dal potere politico e dalle sue strutture della forza.
Shadowbanning e altri strumenti “democratici”
Una decina di giorni fa Taibbi ha rilasciato la prima ondata di documenti che rivelano le censure operate da Twitter a ridosso delle elezioni del 2020 che portarono alla vittoria di Joe Biden. Nei giorni scorsi Bari Weiss ha dato il via alla seconda ondata denunciando lo “shadowbanning” che Twitter ha utilizzato limitando la visibilità di account e tweet ‘sgraditi’ alla dirigenza del social network. Nelle ultime 48 ore Taibbi ha rilasciato la terza ondata di file sui fatti di Capitol Hill, un momento decisivo della storia americana, quando, nel corso dell’assalto al Congresso, Twitter decise di bannare l’account del presidente degli Stati Uniti. Un fatto senza precedenti nella pur breve storia dei social.
Dopo il rilascio dei Twitter Files, il Washington Post e altri grandi giornali americani hanno ridimensionato la portata di questi materiali sostenendo che si tratta di vicende già note e digerite. Niente di esplosivo, insomma, come invece aveva annunciato Musk postando le icone con il popcorn e invitando il suo pubblico a spassarsela. Taibbi e Weiss hanno quindi confermato quello che già si sapeva su Big Tech. La propensione dei social media per la cultura liberal e di Twitter in particolare per la sinistra, il movimento Lgbt, i social justice warriors e BLM. L’orientamento dei padroni del web verso il Partito democratico.
La notizia però è un’altra e potrebbe anche spiegare perché fino adesso i materiali diffusi non hanno avuto l’effetto sensazionale che ci si aspettava. All’insaputa di Musk, qualcuno dentro Twitter avrebbe esaminato i contenuti da passare a Taibbi e Weiss cercando di sopprimere quelli più delicati. Questo qualcuno è l’ex Twitter deputy general counsel ed ex FBI general counsel James Baker. Quando Musk questa settimana lo ha scoperto ha licenziato in tronco Baker. Taibbi descrive Baker come una specie di Zelig ricordando che giocò la sua parte nel ruolo distorsivo avuto dalla FBI durante le elezioni del 2016.
Social, potere politico e strutture della forza
Nel 2016 i social misero il coperchio sugli scandali del Partito democratico mentre si mascariava Trump cercando di farlo passare per una marionetta di Putin. Sempre sui social venne denunciata la “disinformazione” dell’opinione pubblica americana attribuita a non meglio specificate centrali hacker russe. Idem nel 2020, sempre appellandosi alla presunta disinformazione russa venne fatta sparire da Twitter la storia del New York Post sul figlio di Biden.
La “Twitter connection” tra dirigenti dei social, strutture della forza come il Bureau, giornalisti liberal, professoroni dei campus Usa, attori, politici e tutta la gilda che si mosse per fermare, inutilmente, Trump, a distanza di anni acquista connotati più chiari. Fino adesso la vecchia dirigenza di Twitter si è difesa dagli scoop di Taibbi e della Weiss dicendo che le policy aziendali erano legittimate dal fatto che un’impresa privata può pubblicare o meno sulla propria piattaforma quello che gli pare. Ma adesso si scopre che tra 2016 e 2020 dipendenti di Twitter incontravano l’FBI e che dentro l’azienda c’erano ex del Bureau impegnati a combattere la presunta disinformazione russa.
Da Assange a Elon Musk
È uno scenario preoccupante per la democrazia occidentale quello che emerge dai Twitter Files, come già accaduto in passato con il lavoro svolto da Assange e WikiLeaks. Da giorni Musk viene sottoposto a una campagna denigratoria, accusato di aver comprato Twitter e diffuso i materiali interni della azienda per favorire i repubblicani. Allo stesso modo Taibbi e Weiss vengono definiti dei servi di Musk. Ma la verità è che senza il coraggioso lavoro di questo “Team America” crederemmo ancora alla favola dei social grande agorà democratica. Oppure alla storia degli hacker russi che volevano far vincere Trump alle elezioni.
Invece dobbiamo ringraziare Musk, Taibbi e la Weiss perché stanno agendo da mediattivisti più che da semplici giornalisti. Il loro lavoro ha una valenza politica: tutelare la libertà di espressione, come ha fatto Musk riattivando il profilo di Trump. I Twitter Files dimostrano come l’informazione postmoderna in Occidente abbia dentro di sé pericolose forme di controllo mascherate da utopismo tecnologico e insieme gli anticorpi utili a difendere la nostra democrazia. È ora di svegliarsi dal letargo dei mezzibusti, dei talk show e dell’informazione mainstream di lotta e di potere, dal ricatto della politica sui social e viceversa.
Raccontiamo quello che sappiamo come stanno facendo Taibbi e la Weiss usando come fonte Musk. È questo che distingue la nostra democrazia dai regimi che affermiamo di voler combattere.