Pnrr, Meloni e Fitto puntano su monitoraggio a lungo termine per non perdere tempo e risorse

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Pnrr, Meloni e Fitto puntano su monitoraggio a lungo termine per non perdere tempo e risorse

Pnrr, Meloni e Fitto puntano su monitoraggio a lungo termine per non perdere tempo e risorse

24 Ottobre 2022

Non ci saranno strappi sul Pnrr, nemmeno sulla governance. E’ questa l’intenzione del neo ministro per le Politiche europee, la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, al quale spetta un lavoro di regia su 350 milioni di fondi complessivi. Ogni cambiamento al Piano sarà mediato dalla discussione e dal confronto con la Commissione.

In realtà a tenere banco tra le fila della nuova compagine governativa, a partire dalla premier Meloni, è la preoccupazione per lo stato dell’arte dei progetti.

Gli obiettivi di spesa di investimento contenuti nella Nadef, dopo la prima riduzione già decisa dal Def, sono stati ulteriormente ridimensionati, passando da 41 miliardi a 33,7. Il livello reale che si riuscirà a raggiungere quest’anno è pari a 20,5 miliardi. Una continua riduzione che viene letta come il segno delle difficoltà a passare dai progetti su carta a quelli effettivamente avviati o realizzati.

I rischi legati ai ritardi vanno dunque affrontati subito, per non svuotare il Pnrr delle sue enormi potenzialità. E’ proprio in questa direzione che andrà quotidianamente il lavoro di Fitto: il metodo non può che essere quello di una regia attenta che, giorno dopo giorno, ministero dopo ministero, monitora l’andamento dei progetti, nel complesso, e interviene nel caso emergano di colli di bottiglia.

Il testo delega chiarirà fino a che punto il neo ministro Fitto potrà intervenire sugli aspetti critici inerenti l’andamento della produzione di nuove opere. In generale, sarà però fondamentale sviluppare dei parametri rigorosi. Perché il meccanismo funzioni vanno tenuti sotto controllo gli impegni di spesa e gli stanziamenti effettivamente spesi: solo dall’analisi efficiente di questi elementi sarà possibile capire in quale fase si trovino gli interventi. Non basterà, in altre parole, dimostrare che le risorse sono state distribuite a chi dovrà poi appaltarle o a chi ha avviato le procedure che non si sono concluse. Il metodo di lavoro dovrà puntare a vigilare sugli obiettivi immediati ma, soprattutto, su quelli a lungo termine. In ballo c’è la rata di 21 miliardi di fine anno.