
Price cap sul gas, non è tutto oro quel che luccica

21 Dicembre 2022
Dopo mesi di trattative, il price cap europeo sul gas è arrivato. La decisione presa a livello comunitario è indubbiamente una vittoria diplomatica del governo Meloni, nonché uno dei tratti di continuità con l’operato di Draghi. L’ostilità di Austria, Olanda e Germania è stata superata, l’Italia ha effettivamente fatto da traino. Infatti, Austria e Olanda si sono astenute, mentre la Germania ha votato a favore. L’unico voto contrario è da attribuire all’Ungheria, che però è disallineata rispetto all’Unione Europea su quasi tutto a partire dall’invasione dell’Ucraina.
Le condizionalità del price cap sul gas
Il price cap scatterà al verificarsi di due condizioni. Il prezzo del gas naturale sul mercato Ttf, ovvero mercato olandese di riferimento per le quotazioni europee, dovrà raggiungere i 180 euro/MWh. Contemporaneamente, per tre giorni consecutivi i prezzi a livello globale del gnl dovranno essere superati di almeno 35 euro/MWh. Non si tratta quindi di un vero e proprio tetto al prezzo del gas naturale, bensì di un tetto dinamico. È un limite al valore delle offerte che gli operatori possono presentare sul mercato Ttf per acquistare o vendere gas. Il prezzo del gas potrà salire, quindi, anche sopra i 180 euro/MWh, purché il delta con il gas liquefatto non sia superiore a 35 euro. Va detto, inoltre, che la Commissione non esclude che, in seguito, si possa intervenire per modificare tali parametri.
Il ruolo centrale del gas naturale liquefatto
Simona Benedettini, economista dell’energia specializzata in politiche energetiche, regolazione e concorrenza dei mercati energetici, ha spiegato alla trasmissione radiofonica Zapping, condotta da Giancarlo Loquenzi su Rai Radio 1, perché è stata inserita la seconda condizionalità.
“Come Unione Europea dobbiamo rimanere attrattivi per il gnl, soprattutto in una condizione di incertezza come quella che stiamo vivendo”. Il rischio da scongiurare è che il tetto imposto rendesse inappetibile il nostro mercato, quindi che rimanessimo privi di forniture. “L’Unione Europea non sarebbe nella posizione di imporre le proprie condizioni di prezzo”. È ovvio, a questo punto, che sarebbe folle non puntare sui rigassificatori. Altrimenti a cosa saranno servite le scorte di gas naturale liquefatto? Ma questo è un altro discorso.
Ma si attiverà davvero il tetto al prezzo del gas?
Quante volte è capitato dal 24 febbraio tale combinazione di eventi? Una volta, per una quarantina di giorni a cavallo di agosto e settembre. Secondo Benedettini, “non è così improbabile che si attiverà”. All’inizio delle trattative, sembrava che l’obiettivo fosse imporre il tetto al prezzo del gas a 270 o 280 euro/MWh. Considerando l’oscillazione dei prezzi, sarebbe stato altamente improbabile il raggiungimento di tale limite. È nell’abbassamento di questa soglia che risiede la vittoria diplomatica italiana, ma attenzione. Proprio l’inserimento della seconda condizionalità sul gnl impone un cambio di prospettiva.
“Il punto è che anche una volta attivato, le motivazioni per una sua sospensione automatica sono talmente tante e soggette, in parte, a discrezionalità che una disattivazione automatica del tetto è assai probabile”. L’economista sottolinea anche un aspetto rilevato dall’organismo politico europeo per eccellenza. “La stessa Commissione Europea, nel regolamento che sarà approvato, dice chiaramente che ci sono dei rischi per la sicurezza energetica, nonché per la trasparenza e la stabilità dei mercati finanziari che non possono essere ignorati. Anche la Banca Centrale Europea aveva anticipato questo timore nel proprio parere relativo a questo meccanismo.”
Speculazione e caro bollette, quale effetto dal price cap sul gas?
Incidere sulla speculazione è praticamente escluso, né immediato con il price cap dinamico sul gas disegnato dall’Unione Europea insieme ai governi. “Si spingeranno verso l’alto i prezzi del gnl, ma non graverà sul mercato. Coerentemente, visto come il meccanismo è concepito, aumenterà di conseguenza anche il tetto, che si adatta dinamicamente”. Anche dal lato del calmieramento delle bollette non sembra una strada praticabile. “Il meccanismo di traslazione – spiega Benedettini – non è così immediato”. Diverso, invece, il discorso sullo stoccaggio di gas nel 2023. Questa misura, come spiegato da Kadri Simson, Commissaria per l’Energia, ha l’obiettivo di favorire l’approvvigionamento.
La Russia sarà danneggiata da questa misura?
La Russia sarà danneggiata dal price cap, qualora venisse attivato, ma molto meno di quanto si poteva pensare inizialmente. Rispetto a quando si è iniziato a parlare di tetto al prezzo del gas, la dipendenza dai russi è diminuita sostanzialmente. È ragionevole pensare che nei prossimi mesi decrescerà ancora. Un altro rischio, quindi, è che siano penalizzati proprio i fornitori a cui i Paesi europei si sono rivolti per fronteggiare la crisi energetica. Difficile stabilire a propri se ci sarà un effetto boomerang.
Ad ogni modo, forse, dopo mesi di trattative interminabili, l’accordo che si è raggiunto potrebbe non portare benefici. Simona Benedettini, insieme a Carlo Stagnaro, sul Foglio ha espresso il timore che si ripeta uno scenario simile sul “disaccoppiamento tra i prezzi del gas e quelli dell’energia elettrica. […] Sarebbe meglio concentrarsi su una soluzione strutturale alla crisi, che richiede massicci investimenti nell’aumento dell’offerta di energia, e nell’adozione di meccanismi emergenziali, come il “Sure del gas” proposto dai commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton”, auspicano. Difficile dar loro torto.