Prima il personale che il politico, la scrittura emotiva di Eugenia Roccella
30 Marzo 2023
Esistono cose nella vita in cui la politica non entra, dice Pierluigi Battista di “Una famiglia radicale”, il romanzo breve e autobiografico di Eugenia Roccella. Se è per questo, esistono cose della vita di cui solo gli scrittori osano parlare. Cose profonde del passato che solo chi stringe tra le dita la penna ha il coraggio di raccontare.
Lo spiega bene Adam Bellow, figlio di Saul, ricordando quando lesse per la prima volta le pagine spietate scritte dal padre sugli affari di famiglia. Il rapporto del padre con i figli e la moglie, quelle cose che spesso restano incastrate nei cassetti della memoria. Finché lo scrittore non decide di riaprirli. Così è per la prima parte del libro di Roccella, “tagliente e brutale nel suo pudore”, secondo Nicoletta Tiliacos.
Quella bambina vissuta in una Sicilia favolosa – una macondo piena di zie, nonni e matti di paese, le nostre terribili, meravigliose, antiche lande meridionali – dopo tanti anni ricorda tutto, la lontananza e gli improvvisi arrivi dei suoi genitori, e lo fa con un’intensità travolgente, amplificata quando serve dal dialetto, l’altra madre, la nostra lingua. Risente sotto la pelle quei brividi, sensazioni a volte quasi insopportabili e sa come restituirle e trasmetterle al lettore.
Così si scopre fino in fondo il valore letterario di Roccella, la sua scrittura emotiva: prima il personale che il politico, avrebbe detto Tondelli. Esistono delle cose in cui la politica non entra. Una di queste è la nostra infanzia. Il momento in cui cominciamo a ricordare. Servono persone capaci di descriverlo, quel momento, per il bene di tutti gli altri.