
Prima manovra per Meloni, il nodo da tagliare è la spesa pubblica

13 Novembre 2022
La prima manovra del governo Meloni. Le prossime saranno due settimane fondamentali per realizzarla. Una legge di bilancio che, ormai è stato detto e scritto in tutti i modi, dovrà mitigare gli effetti del caro bolletta per imprese e famiglie. Una corsa contro il tempo, come ha detto Meloni, per avere l’ok in Parlamento. Tutto questo in una congiuntura non facile tra guerra, costo del gas, inflazione, rialzo dei tassi. Un insieme di fattori destinati a frenare la crescita.
Per Moody’s, che rivede le stime sull’Italia, cresceremo del 3,7% nel 2022, con una contrazione dell’1,4% nel 2023. Questo avrà effetti sul rientro del disavanzo. La crescita del debito resta la minaccia peggiore per l’Italia. La strada indicata dal ministro del tesoro Giorgetti in Europa è chiara, prudenza e responsabilità, per non disperdere il patrimonio lasciato da Draghi.
Il Governo ha già annunciato di voler rivedere provvedimenti come il superbonus 110%, e il reddito di cittadinanza. Il Rdc dovrebbe essere tolto a chi non accetta proposte di lavoro. Dalle revisione del reddito, potrebbe arrivare una parte delle coperture utili a finanziare altri provvedimenti (si stima 1 miliardo di euro). C’è da chiedersi però se verranno eliminati molti altri sussidi, dai monopattini al bonus psicologo, che messi insieme pesano sul bilancio pubblico.
Resta da capire anche cosa accadrà con i provvedimenti su cui il Centrodestra e in particolare la Lega spingono per mantenere le promesse elettorali. L’intervento sulle pensioni con Quota 41 per evitare che dal 1 gennaio 2023 si torni alla legge Fornero ha una stima di costi molto elevata. Il combinato disposto tra la maggiore inflazione e la indicizzazione delle pensioni in prospettiva potrebbe avere un impatto per oltre 50 miliardi sulla spesa pensionistica al 2025 (il 16,5% del Pil).
Quota 100è costata 23 miliardi ma non ha risolto il problema dell’Italia: prepensionamenti scaricati come costo sulle prossime generazioni. Sostituzione al lavoro tra vecchie e nuove generazioni molto più bassa del previsto. Se alcuni provvedimenti nel Dl Aiuti Quater, sui fringe benefit, il welfare aziendale, vanno nella direzione di dare più margine di manovra alle imprese, resta però il nodo del cuneo fiscale da affrontare nella manovra.
“Il taglio del cuneo fiscale sarà per due terzi per il lavoratore e un terzo per l’azienda”, ha detto il ministro delle imprese e del made in Italy Urso. Il Governo vuole “alzare i salari e questo avverrà gradualmente nel tempo”. Ma per tagliare il cuneo in modo strutturale serve ridurre la spesa pubblica inefficiente con una vera, forte spending review. Sempre sul fronte fiscale il governo pensa ad alzare il tetto della flat tax tra 80mila e 100mila euro e alla cosiddetta “flat tax incrementale” (al 15%).
La flat tax incrementale è pensata per i titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti al regime forfetario. Sempre la Lega spinge per la tregua fiscale, con una nuova rottamazione e stralcio per le cartelle fino a mille euro. “In un momento di difficoltà economica, semplificare la vita a milioni di italiani cancellando e rottamando le cartelle esattoriali è buonsenso. Avanti con la pace fiscale”, ha scritto Salvini sui social.
In questo caso però, occorre dire che le tasse si possono anzi si debbono abbassare quando l’economia cresce. Purtroppo non sembra il caso del prossimo anno. Il Governo su tutti i temi della manovra ha aperto il dialogo con le parti sociali, ma bisogna trovare le risorse, le coperture, senza far saltare il banco del debito. Nella Nadef, la ipotesi di provvedimenti contro il caro energia è di 32 miliardi di euro.
Il Dl Aiuti Quater ha messo a disposizione 9,1 miliardi di euro per i primi provvedimenti a favore di famiglie e imprese. Da qui a due settimane il Documento programmatico di bilancio dovrebbe prendere forma, aggiornato rispetto alla versione già inviata a Bruxelles dal governo Draghi. Poi la discussione della manovra.