Produttività è l’altra chiave dell’Agenda Meloni
16 Gennaio 2023
Produttività del sistema Italia in crescita nell’arco della legislatura. Per non ricorrere ancora all’indebitamento o all’intervento pubblico. Soprattutto, per non diventare una presenza marginale nel G7 e nel G20. E’ uno degli obiettivi della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nell’arco della legislatura. Il governo ha preparato un piano per iniziare a correre su tecnologie, digitalizzazione, imprese al Sud. L’investimento è su settori “su cui il paese può contare su un vantaggio competitivo”, così spiegava Meloni nel suo discorso alle Camere sulla fiducia al nuovo governo, a ottobre.
In questi mesi il caro-energia ha ulteriormente ridotto il margine di azione delle imprese. Ma sull’indice di produttività di un paese incidono anche la qualità delle istituzioni, la burocrazia, la qualità delle infrastrutture, la tutela della libera concorrenza. Per le caratteristiche del sistema produttivo italiano, è essenziale il sostegno al fabbisogno energetico e alla digitalizzazione delle imprese. Soprattutto delle pmi.
Il gap dell’Italia con l’Europa
Negli ultimi 20 anni, l’Italia ha registrato uno -0.3% di produttività annua. La media OCSE è stata +0.3%. In questi anni, la crescita del Pil italiano è stata sostenuta esclusivamente dall’accumulazione di capitale. Tra il 2002 e il 2011, quando la Cina è entrata nel WTO, con l’Italia nell’area Euro e la crisi finanziaria, la produttività è scesa dello 0.6% all’anno (media OCSE del +0.4%). Nel secondo decennio di riferimento (2012-2021), la produttività italiana è rimasta a zero. Lo scorso anno c’è stata una risalita dopo la pandemia (+0.8%). La media OCSE (+1.3%) è rimasta lontana. Come la Germania (+0,5%), che resta il punto di riferimento in Europa.
Il fondo della Sovranità Europea e la posizione dell’Italia
L’obiettivo della presidente del Consiglio, dopo il recente confronto con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, è realizzare un programma di aiuti a livello europeo. Anche per rispondere al piano anti-inflazione varato dall’amministrazione Usa. La prima proposta del governo italiano arriverà sul tavolo dell’Europa prima del Consiglio europeo del 9-10 febbraio. Il piano: allentamento delle regole sugli aiuti di Stato. Poi, in estate, l’istituzione di un Fondo per la sovranità europea. Il governo darà l’appoggio a questo fondo europeo solo contestualmente all’allentamento dei vincoli sugli aiuti di Stato.
Legge di Bilancio 2023: Made in Italy e digitalizzazione
Impegno sui cinque anni di governo per il taglio all’Irpef per le imprese. Poi, c’è la Legge di Bilancio 2023 che, pur destinando gran parte delle risorse all’emergenza del caro-energia, presenta diverse novità per le imprese. Il governo ha istituito il Fondo per il potenziamento delle politiche industriali di sostegno alle filiere produttive del Made in Italy. Cento milioni di euro destinati in particolare a tessile, alimentare e arredamento, tra il 2023 e il 2024.
L’obiettivo è sostenere lo sviluppo, la modernizzazione dei processi produttivi e l’eccellenza qualitativa del Made in Italy. C’è poi il fondo per il rafforzamento del sistema agricolo e agroalimentare nazionale. Venticinque milioni di euro annui fino al 2026 per la tutela e valorizzazione del cibo italiano di qualità. Risorse anche per la riduzione dei costi di produzione per le imprese agricole.
Ci sono 75 milioni di euro annui fino al 2025, secondo la Legge di Bilancio, sul fondo per l’innovazione in agricoltura, per progetti innovativi su tecnologie, macchine, soluzioni robotiche, piattaforme e infrastrutture 4.0.
L’eredità Draghi: Bonus Sud, Ricerca e Sviluppo Pmi
Oltre alle novità, la Legge di Bilancio prevede conferme di provvedimenti assunti dal governo Draghi. Come la proroga del Credito d’imposta mezzogiorno – conosciuto anche come bonus Sud – che prevede un bonus fino al 45% per investimenti in beni strumentali. C’è anche il credito d’imposta per investimenti nelle ZES (Zone Economiche Speciali). Il bonus Sud tocca Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna.
Per le imprese in Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, è stata confermata anche la possibilità di accedere per tutto il 2023 al bonus R&S “potenziato”. Cioè, per le sole attività di ricerca e sviluppo, sono previste aliquote al 25% per le grandi imprese, 35% per le medie imprese e 45% per le piccole imprese. Il governo ha anche prorogato fino al 31 dicembre 2023 il Fondo centrale di Garanzia per le pmi con 800 milioni di euro.