Quanto vale la vita dei russi per Vladimir Putin

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Quanto vale la vita dei russi per Vladimir Putin

Quanto vale la vita dei russi per Vladimir Putin

22 Gennaio 2023

Questo mite inverno passerà. La Guerra in Ucraina si prepara a entrare in una nuova fase, mortale e fatale come ha scritto il New York Times. L’unico uomo che potrebbe fermarla, Vladimir Putin, non sembra avere alcuna intenzione di farlo. Il suo cerchio magico, se Putin, ammalato, dovesse fare un passo indietro, neppure. Non è facile credere a sociologi e sondaggisti russi. Ma l’impressione è che la maggioranza del popolo russo continua a sostenere il genocidio contro gli ucraini.

La maggior parte dei russi è convinta che l’Ucraina non sia una nazione e conserva un atteggiamento revancista e sciovinista verso l’intero spazio ex sovietico. Una narrazione che Vladimir Putin e i suoi maghi di corte hanno saputo coltivare per bene. Sulla base di quella storia patria alimentata da secoli, dagli zar fino ai commissari politici della Unione Sovietica. Anche alcune proteste che hanno fatto notizia, come quella delle madri e delle mogli dei soldati, arrabbiate per l’andamento della guerra e la mobilitazione militare ordinata a settembre, vanno ridimensionate.

I russi e Vladimir Putin

Quelle critiche si concentravano sulla povertà degli equipaggiamenti militari. Sul training troppo breve delle nuove truppe mandate al fronte. Sulla ‘incompetenza’ dei comandanti russi, non sulle ragioni e le motivazioni della invasione. Colpisce che in Russia non venga colto il prezzo pagato fino adesso dalle proprie truppe, quasi che la vita umana continui a perdere valore ogni giorno che passa. I militari russi hanno subito perdite molto elevate dal 24 febbraio scorso.

Il comandante della 49esima armata russa, Yakov Rezantsev, è caduto al fronte. Rezantsev aveva servito Vladimir Putin in Siria ed era diventato generale nel 2021. Da quello che sappiamo è morto nella base aerea di Chernobaivka, nella regione di Kherson, a marzo, prima che gli ucraini si riprendessero questo pezzo del loro territorio. Il numero di ufficiali russi caduti è impressionante oltre ad avere una conseguenza dal punto di vista strategico.

Secondo fonti terze, gli ufficiali morti dall’inizio della guerra sarebbero almeno ottocento. Se a questo dato aggiungiamo quello dei militari feriti, una parte consistente degli alti ranghi dell’esercito russo in Ucraina è stata spazzata via. Secondo il quotidiano inglese Sun che ha pubblicato le stime più recenti della intelligence americana sarebbero 188mila i caduti e feriti russi in Ucraina, compresi quelli della famigerata Vagner.

L’importanza dei dissidenti russi per l’Occidente

Tutto questo dovrebbe farci capire l’importanza delle sacche di resistenza e dei dissidenti al regime putiniano. La figura più rilevante della opposizione russa, Alexei Navalny, e altri leader politici della opposizione sono in carcere. Navalny ha condannato l’invasione, ha criticato con forza la mobilitazione ordinata a settembre da Putin ma ha affermato che la Crimea invasa dai russi non tornerà mai più sotto il controllo di Kiev.

Tra i dissidenti russi Garry Kasparov, invece, ha detto più volte che gli ucraini hanno diritto a costruire il loro stato e a coltivare la propria cultura. Migliaia di russi in contrasto col regime hanno lasciato il loro Paese, emigrando in oltre decine di città diverse, Seul, Londra, Yerevan, Vilnius, Belgrado, molti in Israele. Va data più visibilità alle loro voci quando manifestano contro la guerra di Putin.

I fiori sotto la statua del poeta ucraino a San Pietroburgo

La condizione dei media e della libertà di stampa in Russia e nei regime dittatoriali e autocratici la conosciamo. Dall’assassinio di Anna Politkovskaja in avanti, era il 2006, le classi dirigenti europee hanno continuato a fare affari e a scambiarsi pacche sulla spalla con Putin. Vale la pena allora ricordare solo la storia di Oksana Baulina, la giornalista russa di The Insider morta durante un bombardamento russo su Kiev. Lei cercava di testimoniare cosa stava accadendo all’inizio della invasione. Di queste storie e di questi russi coraggiosi abbiamo bisogno per non precipitare nell’odio senza fine della guerra.

Come quegli sconosciuti abitanti di San Pietroburgo e di altre città russe che nei giorni scorsi, di nascosto, in silenzio, hanno deposto fiori sotto il monumento al poeta ucraino Taras Shevchenko. In memoria delle vittime dell’attacco missilistico russo su un condominio nella città ucraina di Dnipro, in Ucraina.