Quel disegno ad ampio raggio di Meloni in Europa
07 Luglio 2023
Le Europee sono apparentemente lontane ma fanno già sentire i primi riflessi sul sistema politico. È inevitabile: perché i cittadini interpretano quel voto con distacco, ritenendo – erroneamente – che non abbia riflesso sulla propria vita. Così, spesso, l’esito del voto fuoriesce dai binari tradizionali e il cittadino-elettore si concede una “scappatella”, un piccolo tradimento.
Scenari europei
È accaduto nella prima repubblica, con il Pci che nel 1984 raggiunse quasi il 34% e, in epoca più recente a Renzi (oltre il 40%) e a Salvini (34%). A corollario del “liberi tutti” incide in Italia il sistema proporzionale, con cui ogni partito si conta, va per la sua strada, nel tentativo rinforzarsi a discapito dei tradizionali alleati. Ed è lo scenario che si va delineando nell’ambito del centrodestra in cui, sembrano emergere rispetto agli scenari futuri dell’Unione tre opzioni diverse. Che rispecchiano la collocazione nelle tre famiglie politiche europee: FdI al vertice del gruppo dei Conservatori e riformisti, Forza Italia con i Popolari e Lega nel gruppo Identità e Democrazia (che comprende partiti di estrema destra come il Rassemblament national di Marine Le Pen e i tedeschi di Alternative fur Deutschland).
Meloni in Polonia
Salvini punta a riproporre l’alleanza che governa il Paese su scala europea. Quindi tutti dentro: popolari, conservatori, liberali e sovranisti e non accetta veti sui suddetti alleati. Tajani, coordinatore di Forza Italia, forza centrale dei Popolari europei, ha chiuso la strada ad alleati “indigesti” (“impossibile fare accordi con Adf e Le Pen”) mentre la Meloni è impegnata in un disegno a più ampio raggio: costruire un nuovo rapporto con i Popolari europei (nella prospettiva post-elettorale di mutare il governo della Commissione, “espellendo” i socialisti), senza lasciare però spazio eccessivo a destra a Salvini che punta a raccogliere gli “umori” anti-Ue che serpeggerebbero in pezzi di elettorato di destra. Anche in questa luce va interpretato il recente viaggio in Polonia, per risaldare i legami con quel Paese.
Solo schermaglie pre-elettorali oppure i segnali di un primo scollamento? La strategia salviniana di proporre meccanicamente in Europa il “modello Italia” presenta non pochi punti oscuri, poiché sottovaluta il dato oggettivo che difficilmente i Popolari tedeschi potrebbero accettare di ritrovarsi accanto gli estremisti di Adf, e stesso discorso vale per i Popolari in Francia per il peso ingombrante della Le Pen e in Spagna per il ruolo crescente di Vox.
Il ponte tra conservatori e popolari
La Meloni sembra aver compreso che il percorso delle alleanze in Europa, con il tentativo di costruire un ponte indispensabile con i Popolari, impone la necessità di fare delle scelte chiare: superando le scorie dell’euroscettismo, un approccio sovranista esasperato, collegando il suo partito senza tentennamenti (come ha fatto) dalla parte dell’Occidente e dell’alleanza atlantica.
Non sarebbe credibile tentare un un nuovo corso in Europa, avvicinandosi alla grande famiglia dei Popolari, mischiandosi con formazioni estremiste e latentemente filo-putiniane. Questioni, quindi, apparentemente lontane dal teatro della politica italiana che vanno governate, per evitare riflessi nelle dinamiche interne che potrebbero destabilizzare l’operato del governo.