
Quella educazione finanziaria che manca intorno alle criptovalute

20 Giugno 2022
L’educazione finanziaria è il convitato di pietra della trasformazione digitale. Si pensi a un fenomeno globale come i bitcoin, con oscillazioni da montagne russe negli ultimi anni. La capitalizzazione delle criptovalute è al momento di 1000 miliardi di dollari, lo scorso autunno era a 3000 miliardi. Cifre impressionanti, pari a quelle che fecero saltare in aria l’economia con i subprime.
Ma quanto le persone che investono nelle cripto sul web sanno di finanza digitale? Dei rischi soprattutto, oltre alle opportunità? Tanto più che molti fan dei bitcoin sono giovani.
C’è un tema di regolamentazione rispetto alla opacità del sistema delle nuove valute digitali. Ma soprattutto, come scrive Daniele Manca, “le istituzioni finanziarie hanno un ruolo anche in termini di educazione finanziaria dei risparmiatori, affinché non si ingenerino né false illusioni né tantomeno recriminazioni a posteriori”.
Fa riflettere soprattutto la estrema facilità con cui gli utenti del web, in un mondo dove il valore del denaro si smaterializza, possono lanciarsi in transazioni e operazioni ad alto rischio.
È un discorso di consapevolezza: se nel mio portafoglio ho 50 euro in contanti, so quanti sono, so quanto valgono e quanto mi è costato averli. Si può dire che con la stessa consapevolezza so quanto sto investendo o perdendo giocando con i bitcoin? E perché negli ultimi anni abbiamo assistito a una costante demonizzazione sull’utilizzo del denaro contante quando invece nessuno dice niente sulla instabilità delle monete digitali? Meglio informare, e farlo bene, quel 14 per cento di italiani che dice di voler investire nelle critpo.