
Quelle voci dei divi clonate con l’intelligenza artificiale

17 Luglio 2024
Le voci immortali di leggende del cinema e icone musicali riecheggiano nuovamente, grazie alle meraviglie dell’intelligenza artificiale. Evenlabs, all’avanguardia nello sviluppo di software di sintesi vocale che sfruttano il deep learning, si è guadagnata un posto tra i pionieri di questa rivoluzione tecnologica. Ma non mancano episodi controversi come l’ episodio che ha visto coinvolti OpenAI e Scarlett Johansson, con l’attrice hollywoodiana che accusa l’azienda americana di aver utilizzato il suo timbro vocale senza consenso.
Evenlabs ha agito con prontezza, sigillando accordi con gli eredi di colossi dello spettacolo. Le voci di Judy Garland, Burt Reynolds, James Dean e Sir Laurence Olivier ora potranno vivere per sempre. Le voci leggendarie possono essere evocate per narrare qualsiasi storia, grazie a un’app sviluppata dalla stessa compagnia. Questa innovazione segna un altro passo in un’epoca di grande progresso tecnologico, i confini tra ieri e oggi, tra realtà e fantascienza, sfumano sempre più.
Pellicole profetiche come “Matrix” (1999), che dipingeva un futuro dominato dai computer, e “Blade Runner” (1982), con la sua Los Angeles tetra popolata da androidi, anticipavano un domani che ora è palpabile. E come dimenticare “L’uomo bicentenario” (1999), “Terminator” (1984) e “Io, Robot” (2004), che hanno esplorato la coesistenza tra umani e macchine? Per questo, mentre la fantascienza sembra diventare realtà , è imperativo riflettere sull’importanza cruciale di un’etica dell’Intelligenza Artificiale.
Il dibattito non si limita alla resurrezione digitale di voci perdute; si estende a questioni sociali più ampie, come la privacy, l’autodeterminazione e il libero arbitrio. Cosa può accadere nel momento in cui chiunque è in grado di creare la voce di un personaggio celebre, facendogli pronunciare frasi o discorso? L’Europa, sempre più consapevole di questi dilemmi, si posiziona in prima linea nella regolamentazione dell’IA, come testimonia l’adozione dell’AI Act il 13 marzo scorso, una legge che categorizza e regola l’uso dell’intelligenza artificiale. L’attuazione delle nuove normative sarà graduale, consentendo alle imprese di adattarsi a questo “nuovo mondo” pieno di incertezze e timori, ma anche di evoluzione e progresso.
La domanda è se l’impronta regolatoria dell’Unione riuscirà a mantenere il passo ed equiparare la rapidità del cambiamento tecnologico. Ascoltare la voce di un eroe della nostra infanzia o ricevere assistenza da un’intelligenza artificiale diventerà la norma, ma rimane una questione irrisolta: l’IA, non essendo umana, è priva di coscienza, incapace di distinguere tra il giusto e lo sbagliato, il bello e il brutto, la pace e la guerra, il bene e il male.