Il regime di Putin prosegue con la sua scellerata politica di intimidazione verso l’Europa. Gazprom ha bloccato le forniture di gas verso la Francia dalla metà di giugno e ridotto quelle verso Italia e Germania. Lo stesso ricatto energetico Mosca lo sta riservando all’Austria e ai Paesi del Nord Europa. Per l’Italia si alza lo stato di allerta a preallarme. Il rischio è di dover passare nel breve termine allo stato di allarme. Ovvero al razionamento delle forniture energetiche con conseguenze negative per il nostro sistema industriale.
La propaganda del regime russo sui lavori di riparazione del Nord Stream è il solito concentrato di bugie. Come la ‘liberazione dell’Ucraina dai fascisti’. Mosca accusa l’Occidente di impedire le riparazioni del Nord Stream per colpa delle sanzioni. In realtà il Cremlino continua a incassare una
montagna di miliardi grazie al gas, anche più di prima. Ecco perché Draghi ha parlato di “uso politico del gas come del grano”. Le ritorsioni e la strategia difensiva europea, dai dazi sulle navi russe al
price cap, possono danneggiare solo parzialmente la Russia. Sempre che la Ue decida di mantenere fede alle
sanzioni e all’embargo del gas deciso alla fine di maggio.
L’embargo l’ha fatto Putin all’Europa
Per ora, nei corridoi di Bruxelles si mormora che l’embargo l’ha fatto Putin agli europei. La situazione degli stoccaggi nel nostro Paese al momento è superiore alla media Ue. L’impressione è che se Putin continuerà a usare l’energia come un’arma per intimorire l’Europa e legittimare l’invasione dell’Ucraina, non sarà facile mettere in sicurezza il fabbisogno energetico del nostro Paese entro l’autunno. È evidente che stanno venendo al pettine anni di totale ipocrisia della classe dirigente europea sulle politiche energetiche.
La “decarbonizzazione” avrebbe dovuto essere un obiettivo da raggiungere in una transizione dolce e lenta verso le rinnovabili. Invece l’Europa ne ha fatto un mantra. Tutto e subito. Nell’Italia dell’ambientalismo ideologico questa visione si è trasformata in NO al nucleare, mentre la Francia investe su nuove centrali. NO allo sfruttamento degli idrocarburi, mentre adesso si capisce quando servirebbe usare tutti i giacimenti che abbiamo. NO al carbone ma ora dobbiamo spingere al massimo gli impianti che abbiamo lasciato in vita per recuperare quello che c’è disponibile. Le guerre non si decidono da un giorno all’altro. Putin sapeva che l’Europa si stava inchinando a Greta e ai falsi profeti del riscaldamento climatico. Quando ha attaccato, era consapevole del punto debole europeo.
Gli errori dell’ambientalismo ideologico si pagano
Adesso il governo italiano lavora all’obiettivo di rendere il nostro Paese indipendente dalla Russia entro il 2024 dal punto di vista energetico. Compreremo di più dall’Africa e dal Medioriente. Sfrutteremo i giacimenti nazionali a sentire il ministro Cingolani. C’è, per quanto può servire in termini quantitativi, il gas di Israele. Gli errori del passato però vanno corretti immediatamente ripensando in modo realistico la politica energetica nazionale e quella comune in Europa.
Lord Curzon una volta disse che gli Alleati avrebbero vinto la Seconda Guerra mondiale su “un’onda di petrolio”. L’Europa boccalona imbevuta del mito della pace perpetua ha rinunciato al gas, al petrolio e al carbone. Si è scavata la fossa assecondando strumentalmente un ambientalismo giacobino e pallonaro. È il momento di tornare a una politica energetica realistica. Il tempo di Greta e degli “utili idioti” che hanno dato forza ai regimi illiberali è finito.