Reddito di cittadinanza, la festa è finita per imbroglioni e fannulloni
08 Novembre 2022
Dopo le molte parole della campagna elettorale, in queste ore si sta delineando la prima opzione di riforma del reddito di cittadinanza. Una misura costosa, che non ha ridotto la povertà ed è esposta a truffe e raggiri. La proposta da Claudio Durigon, sottosegretario leghista al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, presenta alcuni punti che vale comunque la pena discutere. Considerando però che al momento non ci sono conferme ufficiali da parte del Ministero del Lavoro.
Reddito di cittadinanza, la proposta di Durigon
Se dopo i primi diciotto mesi il percettore del reddito di cittadinanza non avesse trovato lavoro, lo Stato interromperebbe l’erogazione del sussidio. Per sei mesi, quindi, costui sarebbe obbligato a seguire corsi di formazione adatti al suo profilo professionale e alle esigenze delle aziende. Tale percorso potrebbe essere finanziato con le risorse del fondo europeo Sure. Nel caso in cui la situazione lavorativa non fosse migliorata, la consistenza del sussidio dovrebbe diminuire del 25% per i dodici mesi successivi. Inoltre, la formazione continuerebbe. Dopodiché Durigon immagina una seconda e analoga sospensione, dopo la quale si potrà richiedere il reddito di cittadinanza per l’ultima volta: decurtato di un ulteriore 25%, quindi del 50% rispetto alla somma inziale, durerebbe sei mesi.
Nella riforma elaborata dal sottosegretario leghista non è previsto che queste novità coinvolgano tutta la platea dei beneficiari. Oltre a 66omila tenuti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro, infatti, i nuovi vincoli riguarderebbero i 173mila che hanno trovato un lavoro, ma avendo retribuzioni basse al punto da giustificare la percezione del sussidio. Chi rifiuterà un’offerta di lavoro, invece, perderebbe immediatamente diritto a ricevere il reddito di cittadinanza.
Quota 41, attenzione ai prepensionamenti
Puntare di più sulla formazione ed evitare che il reddito di cittadinanza diventi un sussidio a vita sono senza dubbio dei passi avanti rispetto al provvedimento bandiera del Movimento 5 Stelle. Convince meno però l’idea di destinare i risparmi derivati dalla riforma, che ammonterebbero a circa 1,2/1,5 miliardi di euro l’anno, al finanziamento di Quota 41, cioè ai prepensionamenti.
A parte il fatto che quei soldi non basterebbero, va detto che la ministra Calderone sta andando coi piedi di piombo anche sul tema pensioni. Considerati lo stato delle casse dello Stato e dell’INPS, ma anche la rigidità del mercato del lavoro, se proprio il governo desidera spendere i soldi recuperati dal reddito forse potrebbe farlo puntando altrove. Occupandosi dei non garantiti, per esempio, che la pensione stile contributivo probabilmente la vedranno col binocolo. Donne, giovani, partite iva, micro-imprese, Pmi. Ad ogni modo, il reddito di cittadinanza continuerà ad essere una voce di spesa dello Stato italiano.
Tridico, d’accordo a metà con il governo
Pasquale Tridico, Presidente dell’INPS, ha dichiarato di non condividere l’impostazione sui prepensionamenti, ma ha offerto una sponda al governo sulla riforma. Dalle parti del centrodestra, infatti, sono diversi a chiedere controlli più rigidi nei confronti dei beneficiari. Infatti, non è solo Durigon a parlare apertamente dell’allarmante numero di truffe registrate in questi anni.
Tridico ha detto di essere “totalmente d’accordo a che le erogazioni vadano a chi effettivamente ne ha diritto secondo i requisiti di legge”. Ha sottolineato inoltre che “da parte sua l’Inps ha sempre svolto con responsabilità e competenza la funzione di ente erogatore ai sensi delle norme di legge” e ha ribadito che “milioni di famiglie hanno potuto sostenersi e non arretrare in profonda povertà grazie al sostegno del reddito o della pensione di cittadinanza”. I controlli, però, non hanno funzionato. Si può dibattere sulle responsabilità, se è stata colpa di questo o quell’altro ente pubblico, sta di fatto che un sacco di gente ha rubato soldi pubblici, estorti in modo criminale a chi lavora e produce reddito, vera crescita. Ad ogni modo, l’apertura di credito del presidente di INPS verso il centrodestra è arrivata e non è irrilevante.