Salari? Orlando dimentica la forbice tra garantiti e non

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Salari? Orlando dimentica la forbice tra garantiti e non

Salari? Orlando dimentica la forbice tra garantiti e non

02 Maggio 2022

Andrea Orlando, ministro del lavoro, è, insieme a Speranza, l’uomo più a sinistra del governo Draghi. Appartiene alla corrente più a sinistra del Partito Democratico e ha avuto sempre un occhio di riguardo per le politiche che ampliassero lo stato sociale. Peccato che l’impostazione massimalista di Orlando, che vorrebbe imporre alle imprese salari più alti per legge, non sia una soluzione realistica.

I dati Istat

L’occupazione è cresciuta dello 0,6% nel primo trimestre del 2022, a fronte di una riduzione del Pil di due decimi. Così, mentre l’economia rallenta anche a causa della guerra, la produttività scende. L’idea di alzare i salari d’imperio con questo dato decrescente è quantomeno singolare.

L’Istat rileva anche che l’Italia sta andando nella direzione un abbassamento strutturale del tasso di disoccupazione. Infatti, a marzo è stato registrato il valore più basso da metà del 2011: 8,3%. Confcommercio, tuttavia, ha evidenziato come questo fenomeno sia proprio del lavoro dipendente. Rispetto a febbraio 2020, il saldo della componente indipendente dell’occupazione, invece, è ancora molto negativo: si parla di 215mila persone in meno. È curioso che la sinistra si dimentichi sempre di loro, ultima ruota del carro che evidentemente non merita tutele. Dati preoccupanti anche dal meridione, dove i “cococo” guadagnano la metà della media nazionale, il 35% in meno se è un dipendente privato.

Il peso della crisi sulle spalle delle imprese

In accordo coi sindacati, in particolar modo con Landini, Orlando sta provando a intavolare una trattativa con le imprese per aumentare i salari. Peccato che in questa fase le imprese stiano già interiorizzando i costi industriali ed energetici cresciuti tantissimo cifra in questi mesi. Il governo si è limitato garantire alle imprese la di richiedere ai fornitori la rateizzazione degli importi dovuti per i consumi energetici relativi a maggio e giugno 2022.

Confindustria ha proposto un taglio strutturale del cuneo fiscale di 16 miliardi che per almeno 9 miliardi siano a favore dei lavoratori. Per chi ha un reddito inferiore a 35mila euro significherebbe avere in tasca una mensilità in più. È vero, non si parla di piccole cifre: 16 miliardi sono tanti. È anche vero però che, prima che i costi energetici esplodessero, il governo ha inserito nel DEF ben 24 miliardi di maggiori entrate tributarie e 14 miliardi di maggiori entrate contributive.

Orlando, la priorità sono davvero i salari?

Si può davvero pensare di aumentare i salari con la produttività stagnante durante una crisi inflattiva? Davvero è prioritario chiedere l’ennesimo sforzo alle imprese, fiaccate da anni dalle conseguenze di pandemia e guerra, quando c’è sul tavolo un’alternativa seria che viene scartata solo perché Landini non è d’accordo? Davvero a nessuno interessa dei lavoratori non dipendenti? Un governo che ha fatto tanto per garantire la ripartenza dell’Italia forse dovrebbe scegliere la via del pragmatismo, anziché quella dell’ideologia tracciata da alcuni ministri di sinistra.