Se i pacifisti tifano per l’esercito europeo

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Se i pacifisti tifano per l’esercito europeo

Se i pacifisti tifano per l’esercito europeo

13 Aprile 2022

La guerra in Ucraina e tutto ciò che purtroppo ne è scaturito ha riportato in auge un tema antico e sempre nuovo: la comune difesa europea. Il tema di un esercito europeo, si sa, è una Cenerentola che vaga nella storia. E ogni tanto torna a fare capolino per diventare, alla bisogna, la foglia di fico di questo o quel gruppo di interesse.

Tutti in coro: evviva l’esercito europeo

Ora il consenso attorno al tema sembra plebiscitario. Tuttavia tutto ci si poteva aspettare, tranne che essa diventasse la nuova bandiera anche per gli ex (?) pacifisti. Proprio quelli che in passato si sono battuti gridando a squarciagola il motto “No war”. Si, proprio loro. E così capita che, pur continuando a fare i pacifisti, quest’ultimi si strappano sì le vesti di fronte all’aumento della spesa militare, ma poi sostengono con forza la nascita di un esercito europeo. Una contraddizione non da poco. Ma, si sa, siamo anche il Paese delle contraddizioni.

No Nato = No Usa?

Una cosa tuttavia appare chiara: chi chiede che l’Europa si doti una difesa comune, in teoria è animato da un sentimento antiamericano racchiuso nel vecchio motto “NO Nato”. Tuttavia anche qui la contraddizione è dietro l’angolo. Essere ora a favore della difesa comune europea perseguendo l’obiettivo di affrancarsi dallo scudo Usa rappresentato dalla Nato, significa spostare l’attenzione su un obiettivo praticamente non realizzabile se non nel lungo, anzi lunghissimo periodo. Fare i patrioti europei con il solo scopo di essere antiamericani, ora come ora non serve a nulla e a nessuno.

Sia ben chiaro: se l’Unione vuole contare qualcosa in politica estera dovrà necessariamente dotarsi di un esercito comune. Il tema in sè non è assolutamente sbagliato. E’ errato il modo con il quale viene usato, non considerando cosa comporta un obiettivo di questo calibro.

Perché è necessario avere un esercito europeo

Costruire un esercito europeo significa non solo investire risorse cospicue ma anche avere una sistema globale di osservazione satellitare, complessi apparati elettronici di spionaggio e intercettazione, un sistema di comunicazione tra tutte le sue unità sul campo, un’intelligence integrato su tutti i livelli. Tutto questo tenendo conto che tutti i membri europei dovrebbero contribuire. E soprattutto partendo senza un nucleo forte egemone con strumenti e capacità sul campo come oggi è l’esercito Usa per la Nato.

Riformare le istituzioni europee

A tutto questo di deve aggiungere la domanda centrale: chi decide? Chi decide l’utilizzo o meno dell’esercito europeo? La Commissione? Non ha i poteri. Il Consiglio dei Capi di Stato. Forse. E in ogni caso una scelta del genere, oggi ovviamente non contemplata nei trattati, dovrebbe essere presa all’unanimità.

Insomma, quando si parla di Europa si torna sempre al solito vecchio tema della riforma delle istituzioni europee. Fin quando non si imboccherà la strada di vere e proprie scelte comuni su temi decisivi come difesa e politica estera, l’esercito europeo e tutto ciò che ne consegue rimarrà una semplice bandiera. Da far sventolare anche agli ex pacifisti di turno, rischiando di fargli fare pure bella figura.