Transizione verde evitando il suicidio industriale dell’Europa

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Transizione verde evitando il suicidio industriale dell’Europa

Transizione verde evitando il suicidio industriale dell’Europa

19 Febbraio 2023

In una intervista al Sole 24 Ore, il presidente dell’European Paper Packaging Alliance D’Amato ha espresso le sue preoccupazioni sulla transizione verde. Soprattutto per quanto riguarda l’approccio ideologico e demagogico che sta guidando molte delle politiche europee. Secondo D’Amato, l’Europa sta perdendo la strada della competitività e si sta avviando verso una sostanziale deindustrializzazione. A causa di politiche che, invece di essere guidate da una visione strategica, sono influenzate dall’estremismo ambientalista. Oltre che dalla deriva politico-elettorale in vista delle prossime elezioni europee.

Il Green Deal è un esempio di questa politica ideologica. Il piano europeo sta spingendo l’Unione verso una politica di deindustrializzazione che mette a rischio la salute del pianeta. La stabilità economica e sociale dell’Europa. L’efficacia delle stesse politiche ambientali. Secondo D’Amato, è necessario puntare sulla scienza, l’innovazione e la ricerca. Investire nella creazione di un’economia circolare solida, in modo da garantire la sostenibilità ambientale e la competitività dell’Europa.

Transizione verde e non ideologica

La transizione verde deve essere guidata da una posizione industriale e non ideologica, evitando scelte tecnologicamente sbagliate. Come la sostituzione dei motori endotermici con i veicoli elettrici, per esempio. Questa scelta, ad esempio, non solo consegnerebbe l’Europa alla Cina, che ha il monopolio delle materie prime strategiche, ma si rivelerebbe un’opzione inquinante.

Ancora. Nel settore dell’imballaggio riutilizzabile, il presidente dell’EPP fa notare come in Italia “abbiamo raggiunto già nel 2019 l’86% di materiale riciclato”.  Il target Ue è l’85% al 2030. “Rispetto all’imballaggio monouso i packaging riutilizzabili hanno un impatto fortemente negativo”. Fino al 177% in più di maggiori emissioni di Co2. Il 235% in più di consumo di acqua potabile. “Senza contare l’impatto negativo sulla salute del consumatore e sulla sicurezza alimentare”.

Diventa quindi necessario ripensare le strategie sul futuro per garantire la sostenibilità ambientale e la competitività dell’Europa. Invece di investire negli slogan demagogici, investiamo nell’innovazione e nella ricerca. Facciamolo con una visione chiara: creare un’economia circolare solida per raggiungere gli obiettivi della transizione.