Verso West: l’export italiano più forte di Covid e guerra
18 Maggio 2022
di Tiziano Rugi
Nonostante il Covid-19, l’aumento dei prezzi delle materie prime e le incertezze per la guerra voluta da Putin, l’export italiano è solido e non si arresta di fronte alla crisi. I dati dell’Istat sulle esportazioni segnano un aumento del 22,9 per cento rispetto al 2021. E hanno una chiara valenza politica. A crescere sono stati soprattutto gli scambi commerciali con gli Usa: +40% rispetto a febbraio. Nell’area euro si è registrato un altrettanto positivo aumento del 23,5% su base annua.
Per quanto si parli di mercati in via di sviluppo, di opportunità a Oriente, il mondo occidentale, liberale e democratico, resta il principale sbocco per l’export italiano. Perché da un lato la certezza del diritto è alla base del fiorire dei commerci, dall’altro una società aperta è la premessa per un benessere solido e non contingente (si veda il caso Russia). Perciò i mercati più avanzati sono i partner commerciali naturali per prodotti spesso di eccellenza e a buon contenuto tecnologico come quelli italiani.
È la conferma della visione europeista e atlantista come volano di sviluppo per le aziende italiane. La libertà di circolazione di capitali, servizi e persone non è un ostacolo ma un moltiplicatore di ricchezza. E proprio nei momenti di crisi, sono i rapporti commerciali tra società aperte a fornire un argine verso la concorrenza al ribasso asiatica. Oltre a essere una prova, nonostante tutti i limiti strutturali e gli ostacoli normativi e burocratici, della solidità del sistema industriale italiano e della carica innovatrice di molte aziende.