10 miliardi e 5 mila posti di lavoro, se ci perdiamo i microchip di Taiwan siamo alla frutta
16 Maggio 2022
di Tiziano Rugi
Il colosso tecnologico Tsmc di Taiwan ha avviato contatti preliminari con il governo italiano per realizzare una nuova fabbrica di microchip nel nostro Paese. Un investimento da 10 miliardi di euro e in grado di creare fino a cinquemila nuovi posti di lavoro. Nei piani della Taiwan Semiconductor Manufacturing Company l’Italia, insieme alla Germania, è l’unica candidata rimasta in Europa. Inutile dire come sia un’occasione da non perdere. Non solo per i benefici all’occupazione e all’indotto.
I microchip sono una tecnologia indispensabile per lo sviluppo tecnologico ed economico. I colli di bottiglia nel mercato mondiale in seguito a choc esogeni, come avvenuto durante la pandemia e con l’impennata dei prezzi delle materie prime, sono un campanello d’allarme. Avere un centro di produzione vicino a dove sono assemblati i macchinari, le automobili e i dispositivi elettronici è di importanza strategia. Il produttore di Taiwan ha meno rischi di essere tagliato fuori dai mercati europei. L’Italia si protegge da eventuali riduzioni delle forniture che rallenterebbero la produzione domestica.
Taiwan può scegliere la Germania per la densità industriale elevata e una manodopera qualificata. Oppure l’Italia, che resta il secondo produttore manifatturiero dell’Ue e ha distretti di prim’ordine nel Lombardo-Veneto. Oltre a offrire un costo del lavoro più basso e una minore concorrenza nel settore dei microchip. A sfavorire il nostro Paese, tuttavia, c’è un ecosistema poco attraente per chi vuole investire. Burocrazia, carico fiscale elevato, tempi della giustizia civile, pretese sindacali talvolta incompatibili con una gestione efficiente dell’azienda. Il governo nei contatti preliminari su questi punti dovrà sicuramente rassicurare Tsmc.