Lavoro pubblico che cambia tra digitale e nuove competenze

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Lavoro pubblico che cambia tra digitale e nuove competenze

Lavoro pubblico che cambia tra digitale e nuove competenze

16 Giugno 2022

L’indagine sul lavoro pubblico presentata nei giorni scorsi da Forum Pa offre una serie di conferme e un importante spunto di riflessione. La conferma è che il piano del Governo messo in atto dal ministro Brunetta per avere una pubblica amministrazione giovane e forte servirà a rendere il nostro Paese più moderno. Ad oggi l’età media nella Pa continua a essere alta. Cinquantenni che hanno accumulato esperienza, certo. Ma che spesso non hanno avuto l’opportunità di acquisire le nuove competenze tecnico-scientifiche utili a rendere più efficienti servizi e gestione dei processi amministrativi.

Una Pa più giovane e forte

Gli obiettivi del Governo in questo senso sono realistici. Abbassare l’età media dei dipendenti pubblici a 44 anni assumendo competenze più in linea con le esigenze che abbiamo. Anche ambiziosi, perché vuol dire far entrare nella macchina amministrativa entro il 2028 molti under 30. Si può fare sfruttando il fatto che circa mezzo milione di dipendenti andranno in pensione.

Poi c’è la riflessione da fare su quanto emerge dalla analisi di Forum Pa. C’è un tema legato alle tempistiche del ricambio generazionale, collegate a loro volta ai tempi delle procedure concorsuali. Procedure allungate dal Covid e che non sono proprio il massimo della semplicità. Va detto a merito di Brunetta che l’assunzione degli esperti che servono all’attuazione del Pnrr marcia nei tempi prestabiliti. Com’è doveroso che sia, visto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza è l’obiettivo strategico in questa fase della vita del nostro Paese.

E però, come dire, prendersi il tempo che serve per il ricambio generazionale potrebbe avere un effetto sulla razionalizzazione del costo per le retribuzioni. Quello complessivo nel 2021 è stato di 176,3 miliardi di euro, +1,6% rispetto all’anno precedente, ma sono comunque stati risparmiati circa 3 miliardi rispetto a quanto preventivato. Soprattutto, prendersi tempo andrebbe a incidere su due fattori altrettanto strategici quando si parla di modernizzazione dello Stato. La digitalizzazione della Pa e le competenze dei nuovi assunti.

Digitale e competenze per modernizzare il lavoro pubblico

Digitalizzare vuol dire innovare e rendere più efficiente e meno costosa la pubblica amministrazione a tutti i livelli di articolazione dello Stato. Se si vuole innovare occorre farlo con le competenze adatte. Il tema non è tanto e solo quello di ringiovanire la Pa ma di invertire il trend che ha portato ad avere un corpaccione amministrativo di dipendenti laureati prevalentemente in diritto ed economia. Innestando nel sistema nuove competenze. Ingegneri gestionali, analisti dei dati e statistici, esperti web, sviluppatori e figure capaci di assicurare quella sicurezza informatica necessaria a un nuovo modello di Pa digitale.

Al momento la ‘vecchia guardia’ sopravanza gli “Stem” nell’ordine di 3 a 1. Come dire, la sostituzione delle piante organiche andrebbe calibrata anche temporalmente con la riorganizzazione digitale e con un attento processo di selezione del personale. Con le caratteristiche tecnologiche e scientifiche congrue rispetto al mondo nel quale viviamo.

Certo, per quella che è stata la storia del lavoro pubblico nel nostro Paese abbiamo un modello più affine a quello di stati come la Francia e la Germania che non della piccola ma combattiva Estonia. Non si tratta dunque di rivoluzionare il sistema bensì di trovare un punto di equilibrio dinamico tra il ricambio generazionale del personale, i processi di innovazione digitale e le nuove competenze che possano davvero rendere più efficace e meno costosa la Pa italiana.