CGIL e Legambiente, l’ambientalismo populista che affossa l’Italia
15 Luglio 2022
Alla fine il dl Aiuti è stato approvato dalla maggioranza, anche se il governo sembra destinato a cadere per le defezioni dei contiani. A Roma, quindi, il termovalorizzatore si farà. Questa è sicuramente una buona notizia per i cittadini romani, ma non sono mancate le polemiche da sinistra. CGIL e Legambiente hanno presentato un piano alternativo per lo smaltimento dei rifiuti della capitale.
Le proposte, sulla carta, sembrano realistiche ed auspicabili. Due pilastri: una drastica diminuzione del volume di rifiuti e il raggiungimento di una quota vicina al 100% di differenziata e riciclaggio. E però sono idee analoghe al piano sui rifiuti zero che Zingaretti, presidente della Regione Lazio, porta avanti da anni. Senza aver completato il ciclo di smaltimento dei rifiuti. Rimpallandosi periodicamente le responsabilità con il Comune di Roma. Tonnellate di rifiuti avrebbero dovuto già sparire, rendendo superflua la presenza del termocombustore.
Certo, per raggiungere il primo obiettivo della sinistra servirebbe una forte recessione dell’economia romana. E per raggiungere il secondo potrebbe non bastare un decennio. Ma tutto questo non è rilevante. Perché è molto più importante dire di esser green che trovare soluzioni praticabili. È più sexy la retorica sull’inquinamento causato da questo tipo di impianti che chiedersi quanto inquinano discariche e monnezza per le strade. I sindacati dicono di voler tutelare il lavoro e vogliono renderlo dignitoso ma non affrontano gravi questioni come l’assenteismo nelle partecipate. Perché dovrebbe servire un vero piano industriale se tutto si trascina così da anni, se l’immondizia viene portata in altre regioni o in altre nazioni, con un aggravio enorme di costi, tant’è che le tasse sui rifiuti a Roma sono tra le più alte in Italia? Perché mai dovremmo noi, cittadini del mondo, preferire la costruzione di un termovalorizzatore all’acquisto della pasta sfusa nei mercatini bio del centro?