Un pensierino su Letta, la destra e le tasse
01 Agosto 2022
Letta, la destra e le tasse. Tanto per dar fuoco alle polveri di una campagna elettorale estiva già torrida di suo, il segretario del Pd anticipa un punto del programma che il suo partito dovrebbe presentare il 10 di agosto. Lo dote ai diciotteni. “Per formazione, alloggio o avviare una impresa”. Cominciamo col fare i conti con la realtà .
In grandi città come Roma per studiare, affittare una stanza con l’agenzia immobiliare e aprire pure un’impresa (figuriamoci!), diecimila testoni te li bruci nel giro di un mese. Aggiungiamo che se lo Stato si mette a dare diecimila euro così, gratis, ai diciottenni, li ha rovinati per tutta la vita. Diventeranno un esercito di assistiti che voteranno per sempre chi li paga.
In ogni caso, finiti i diecimila poi si ricomincia daccapo, visto che quello che serve ai giovani non sono bonus ma opportunità e un Paese che cresce. Ecco, appunto, la crescita. Il convitato di pietra di questa campagna elettorale che per ora è molto fumo e poco arrosto.
Perché Letta, consapevole che non si possono regalare soldi facendo altro debito, se no la Troika assedierebbe il parlamento, altro che Draghi, ripropone il vecchio must della sinistra, la patrimoniale ai plurimilionari (quanti ne sono rimasti, vista la facilità con cui partono per Amsterdam). A colpire è però anche la reazione della destra alle proposte del Pd.
Una serie di bordate sulle tasse da mozzare, così, tipo la testa di Luigi XVI, decapitate in un nanosecondo. Come se da 30 anni a questa parte la condizione media del contribuente italiano non fosse rimasta sempre la stessa. E invece no, questa volta ci sarà la rivoluzione fiscale. Ma anche se fosse, a nessuno viene anche lontanamente in mente che le tasse le abbassi quando c’è la crescita?
E che la crescita si fa con proposte serie per l’industria, l’innovazione, le imprese, il lavoro, chi è rimasto a lavorare anche ad agosto? Tra ricchi da depredare, milioni di alberi da piantare e sessantenni da pensionare, fino adesso quello che manca è proprio un programma per l’Italia. Per farla andare, diventare più grande e ricca di quella che è. In compenso abbiamo un tourbillon di proposte a debito che certamente gli occhiuti mercati osservano, per capire dove andrà a parare l’Italia dopo Draghi.
Allora, le tasse si abbassano se il Paese cresce. Secondo, le tasse facciamole pagare con criterio, senza vessare i contribuenti come invece tende a fare lo stato italiano, debole con i forti e forte con i deboli. Quello che serve è un’imposizione fiscale adeguata e una riforma del fisco che contrasti la grande evasione. Soprattutto, serve estirpare la economia mafiosa e criminale, la vera tassa occulta sui destini del nostro Paese. Fine del pensierino su Letta, la destra e le tasse.