Il Pd sui termovalorizzatori si gioca anche Roma
07 Ottobre 2022
Termovalorizzatori, rigassificatori, Alta velocità. Il nostro Paese ha bisogno di realizzare piccole e grandi opere per modernizzarsi e competere con successo a livello internazionale. Questo spiega l’importanza della vicenda legata al termovalorizzatore di Roma. Roma è la nostra Capitale. Da anni, invece che per la sua infinita bellezza, finisce sulle prime pagine dei giornali stranieri per le strade piene di rifiuti. Certo il problema della gestione dei rifiuti non si esaurisce con la costruzione del termovalorizzatore ma questa è una sfida simbolica che bisogna vincere per diversi motivi.
La rottura tra Conte e Gualtieri
Il termovalorizzatore di Roma è stato uno dei punti di rottura del Governo Draghi. Il PdC, partito di Conte, si è messo di traverso sull’impianto, riesumando il niet grillino alle opere che “inquinano”. A proporre di costruire l’impianto ormai un anno fa, con grande rilievo sulla stampa nazionale, è stato però l’ex ministro dell’economia di Conte, e attuale sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Con questa scelta di campo, Gualtieri si è schierato con una parte della sinistra che vuole sganciarsi dalla visione antisviluppista dei grillini. Con questa promessa, Gualtieri ha convinto i romani. Non saremo come la Raggi, faremo le cose che servono a Roma per diventare una grande capitale europea. Daremo una percezione diversa al resto dell’Italia e al mondo che ci guarda sul tema dei rifiuti.
Completare il ciclo si smaltimento
Il Campidoglio e la Pisana – il consiglio regionale del Lazio guidato, ancora per poco, da Nicola Zingaretti – si rimpallano da tempo immemorabile la responsabilità sul mancato completamento del ciclo di smaltimento dei rifiuti a Roma. Con l’unico risultato che i romani pagano le tasse più alte d’Italia sulla immondizia. Mentre il Comune di Roma, non sapendo dove metterli, trasferisce i suoi rifiuti in altre regioni o addirittura all’estero. Pagando per trasportare altrove l’immondizia e regalando energia a chi usa i rifiuti come una risorsa e non solo come un costo. Costruire il termovalorizzatore a Roma (al nord ce ne sono già molti pienamente funzionanti), dunque, vuol dire fare una scelta sul tipo di ambientalismo che vogliamo proporre come Paese.
Due visioni opposte su ambiente e sviluppo
Da una parte in Italia c’è chi pensa di difendere l’ambiente frenando o bloccando lo sviluppo, che passa dalle grandi opere. Dall’altra parte c’è chi ritiene inscindibili sviluppo economico e tutela ambientale. In questo secondo caso le imprese, il dinamismo imprenditoriale, la innovazione tecnologica non sono avversari ma alleati dell’ambiente. Da questo punto di vista, il termovalorizzatore va realizzato per completare un modello di economia circolare. Dalla immondizia si può creare energia. Utilissima nell’epoca delle guerre energetiche e del caro bolletta. Così torniamo a Gualtieri. Intervistato dal quotidiano il Tempo, il sindaco ha rassicurato ancora una volta tutti che il termovalorizzatore si farà. Gualtieri ha già presentato il suo piano rifiuti, i suoi tecnici lavorano alle osservazioni ricevute sulla Vas, la valutazione ambientale strategica. Poi bisognerà assegnare l’opera. Il sindaco prevede che i lavori per la realizzazione dell’impianto partiranno alla fine del 2023. Secondo i suoi assessori, l’opera verrà completata entro il 2025.
I tempi del termovalorizzatore
È una tabella di marcia verosimile. Tra progettazione e realizzazione c’è voluto più o meno lo stesso periodo di tempo per costruire il termovalorizzatore di Copenaghen. Quello diventato famoso perché ospita una pista per sciare. Un impianto che ha comportato un grande investimento, dove si smaltiscono così tanti rifiuti provenienti anche dall’estero che ultimamente si è dovuto ridurne la capacità. Ai romani e ai comitati come “Daje” che si battono per realizzare l’impianto di Roma (un influente pezzo di società civile che su questa battaglia appoggia Gualtieri) probabilmente interessa che l’impianto si faccia più del fatto che sopra ci sia una pista per sciare. Semplicemente si vuol riuscire a gestire i rifiuti della Capitale in modo civile creando valore economico. Per i detrattori di Roma infatti sarebbe un bello smacco riscoprirla più pulita e moderna.
Le grandi opere tra parole e fatti
Gualtieri ha definito la termocombustione una scelta “logica”. Ma ancora non si è capito precisamente dove si farà l’impianto, mentre la burocrazia incombe con i suoi tempi biblici e le possibili irruzioni di campo giudiziarie aumentano il rischio che la tabella di marcia s’incagli. Gualtieri vuole anche attuare la riforma che ha dato più autonomia a Roma ma l’impressione è che il sindaco non si sia sforzato troppo per accelerare con il Governo sulla realizzazione dell’impianto, né abbia mosso le acque per ottenere una semplificazione amministrativa. Bisogna anche ricordare come fu gestita la fase di governo del Paese a guida Conte-Gualtieri: una grande (a parole) ma vuota (nei fatti) operazione di comunicazione politica sui social. Tutto questo, insieme al fatto che da un anno Gualtieri continua a usare il futuro quando parla di Roma, come se fossimo ancora in campagna elettorale, fa sorgere qualche dubbio sulla svolta sviluppista del Pd romano.
Ma Gualtieri ci fa o ci è?
Tanto più che nel Lazio del compagno di partito di Gualtieri, Zingaretti, di termovalorizzatore ce n’era già uno, quello di Colleferro, che non è mai entrato in funzione. Non c’è solo il problema dei No alle opere, insomma. Ci sono anche i cantieri che nel nostro Paese vanno a rilento, il buttare la palla in tribuna per non decidere mai niente, spostando la asticella della realizzazione delle opere in avanti nel tempo per non farle. Magari fino alla prossima campagna elettorale per Roma? Sentiremo Gualtieri chiedere ai romani rieleggetemi per finire il termovalorizzatore? Siccome la tabella di marcia annunciata dal Campidoglio, fino ad ora, è stata rispettata, sarebbe ingiusto dire che il sindaco mente o che quella sul termovalorizzatore era una promessa di pulcinella. Tocca aspettare. Capire se Gualtieri sindaco ci fa o ci è. Se governa con gli annunci come Conte, a colpi di slogan, con le mani in tasca, oppure se davvero vuol sparigliare, mostrando il volto del Pd più moderno e costruttivo.
Il 25 Settembre il Partito democratico ha pagato a caro prezzo il divorzio da Conte. Se non vuol perdere anche Roma, è bene che sul termovalorizzatore i Dem non facciano passi falsi.