
Chi invoca il disarmo non capisce che l’Ucraina è solo l’inizio

07 Novembre 2022
Disarmo. Una parola che torna a risuonare nelle piazze italiane. A Roma, dove i manifestanti chiedevano pace in Ucraina. La retorica sul disarmo e la riduzione della spesa per la difesa è un vecchio arnese della propaganda politica sia in Italia che in Europa. In tempi di pace, non fa danni. In tempo di guerra, le cose cambiano. Con la invasione russa della Ucraina, alle porte dell’Europa, siamo entrati in una fase diversa della storia europea e occidentale. Meglio chiarirsi le idee.
L’invasione russa della Ucraina sta rivelando che il potere di deterrenza militare americano è in discussione. Figuriamoci quello europeo, che dipende da quello americano. La leadership politica occidentale però tende a non ammettere questo problema davanti alla opinione pubblica. Eppure, la guerra in Ucraina potrebbe essere solo il primo assaggio. Un “riscaldamento”, come lo ha definito l’ammiraglio della marina militare Usa Charles Richard, comando strategico degli Stati Uniti.
Il colpo grosso, ha fatto capire Richard, deve ancora arrivare. “E non passerà molto tempo prima che saremo testati in una maniera che non è mai avvenuta da molto tempo”. Un riferimento chiaro alla Cina più che alla Russia di Putin. Secondo Richard, Pechino sta “mettendo in campo capacità militari più velocemente di noi”. Non importa “quanto sono bravi i nostri comandanti”, i nostri militari o quant’altro, “non ne avremo abbastanza. E questo è un problema a breve termine”.
A breve termine. Non lo dice il primo venuto ma una stelletta che ha chiaro il quadro geostrategico internazionale. Sottolineando che le nostre leadership politiche non riconoscono la mancata deterrenza come un elemento di vulnerabilità. Richard spiega che gli Usa hanno ancora un vantaggio strategico nei sottomarini ma che bisogna investire di più nella manutenzione e “avviare nuove costruzioni”. Poi ricorda che lo scorso anno la Cina ha testato un missile ipersonico.
Significa che la Cina può mettere a rischio qualsiasi città o struttura degli Stati Uniti. Che forse può farlo senza che gli Usa abbiano la capacità di reagire prima dell’attacco. Altro che disarmo. “Il fatto che il test cinese abbia colto di sorpresa gli Stati Uniti e che abbia superato le capacità ipersoniche americane peggiora le cose. Il modo in cui abbiamo perso la corsa ipersonica a favore di Cina e Russia merita udienza al Congresso”.
L’affondo dell’ammiraglio è sulla consapevolezza reale che i decisori politici e la opinione pubblica occidentale hanno di quanto sta avvenendo. “Sapevamo come muoverci velocemente ma abbiamo perso l’arte di saperlo fare”, dice l’ammiraglio. Parla dell”arte della guerra’. Il problema non è solo la capacità di investimento economico nella difesa per schierare nuovi sottomarini balistici, bombardieri o armi a lungo raggio, ma cosa serve per farlo. Chi può deciderlo.
Perché manca una autorità in grado di prendere queste decisioni strategiche? L’Ammiraglio ricorda che fu in questo modo, prendendo decisioni coraggiose, che “siamo arrivati sulla Luna nel 1969”. In questa chiave diventa fondamentale fermare Putin. Non mostrarsi compiacenti con i nemici e gli avversari dell’Occidente. Perché Taiwan non è la Ucraina e Xi non è Putin.
Se la Cina dovesse percepire che la deterrenza Usa è finita, che nelle opinioni pubbliche occidentali e nelle leadership politiche prevale un atteggiamento debolista. saremmo in grande pericolo. Pechino può invadere Taiwan o intraprendere altre azioni militari in grado di danneggiare seriamente gli interessi degli Usa o dei loro alleati.