
Perché il modello delle Conferenze sul clima non funziona più

23 Novembre 2022
COP27 a Sharm el-Sheikh, in Egitto, la ricorderemo come un’altra delle conferenze sul clima piene di buoni propositi e vuoto trionfalismo. COP27 non è servita a raggiungere risultati concreti sulla mitigazione climatica, sostenuta dalla comunità scientifica. Né a far partire, se non in linea di principio, il fondo ‘Loss and Damage’ per le politiche finanziarie in favore dei Paesi minacciati da eventi climatici estremi.
Timmermans e le contraddizioni dell’UE
Eppure Bloomberg ha titolato “UN Adopts Historic Pact on Payments for Climate Damages”. Anche se di storico questo patto ha la palla in tribuna, almeno per adesso. Ovvero la capacità che hanno i governi che partecipano a queste conferenze di rimandare tutto alla prossima puntata. Certo l’ottimismo non manca. Il vicepresidente della Commissione Ue, Timmermans, capo negoziatore europeo a COP27 ha dichiarato che “abbiamo tenuto duro affinché la COP del prossimo anno possa alzare nuovamente il livello di ambizione”.
Timmermans ha sottolineato che grazie alla Ue “abbiamo introdotto nuove risposte finanziarie alla crisi climatica. L’istituzione di un nuovo fondo per le perdite e i danni incentrato sui Paesi più vulnerabili ci consente di avviare un dibattito sull’ampliamento delle fonti di finanziamento al di là della tradizionale base di donatori. Per affrontare la crisi climatica dobbiamo spostare migliaia di miliardi e tutti i flussi finanziari verso i nostri obiettivi climatici comuni”. Come avrebbe detto qualcuno, il dibattito no!
A fare eco a Timmermans la presidente von Der Leyen convinta che la squadra negoziale europea “è riuscita a instaurare un clima di fiducia con i nostri partner in tutto il mondo, mantenendo una posizione ferma sulla mitigazione. Dando prova di flessibilità per quanto riguarda i finanziamenti per le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici”.
Queste dichiarazioni lasciano a dir poco perplessi. Dopo essersi legati mani e piedi al gas di Putin, i Paesi europei da quando è scoppiata la guerra in Ucraina hanno ripreso a utilizzare il carbone, facendo ripartire anche la corsa allo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio nazionali, per soddisfare il fabbisogno energetico. Un approccio leggermente diverso da quello esposto a COP27, insomma.
Il fondo “Loss and damage” alla COP27
Ad ogni modo, perlomeno i Paesi occidentali ci provano. Sta di fatto che la linea della graduale eliminazione dei combustibili fossili portata avanti da molti Paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti e l’Australia, non sembra essere diventata quella dominante in Egitto. Nel documento finale della conferenza non c’è un riferimento preciso alla eliminazione dei combustibili fossili. Chi la ha spuntata, ancora una volta, sono i grandi inquinanti, Cina, Russia e Arabia Saudita. La mitigazione climatica può attendere.
Sulla questione del “Loss and damage”, invece, il Financial Times ha addirittura titolato “COP27 finisce in lacrime e frustrazione: ‘Il mondo non ci ringrazierà”. Le lacrime sono quelle dei paesi in via di sviluppo come Tuvalu. L’isola di Tuvalu puntava molto nel rendere operativa già dopo Sharm la nuova struttura di finanziamento contro gli eventi climatici estremi. La siccità sta colpendo duramente l’isola, mentre allo stesso tempo l’innalzamento dei mari minaccia l’esistenza stessa di Tuvalu come nazione.
“Le persone ora vivono senza acqua, con razionamenti di due o tre secchi d’acqua al giorno”, ha detto alla BBC il ministro delle finanze di Tuvalu Paeniu. Alla fine della conferenza Paeniu, visibilmente emozionato, ha espresso “profondo rammarico e delusione” per la “occasione persa” di COP27.
Del resto i Paesi più ricchi da anni cercano di resistere o di ammorbidire la linea dei ‘risarcimenti’. Che a Sharm sia stato raggiunto un patto con tanto di comitato risarcitorio è un passo avanti, che si inizi a pagare un altro paio di maniche. Del resto significherebbe continuare a finanziare i Paesi più deboli anche in futuro, ammettendo che la responsabilità dei cambiamenti climatici è del mondo più sviluppato. Così anche nel caso del “Loss and damage”, alla fine di COP27 abbiamo ottenuto un impegno tanto ampio quanto indefinito sul nuovo fondo pagato dai contribuenti dei Paesi più ricchi per aiutare i Paesi più esposti climaticamente.
Cosa resta della COP27?
Quindi ricapitolando, a Sharm non ci sono stati progressi reali sul fronte della riduzione delle emissioni inquinanti. C’è stato un impegno piuttosto vago sul fondo “Loss and damage”. Questo è quanto dopo due settimane di vertice in Egitto. Non sarà arrivato il momento di ripensare un po’ ruolo, missione e visione di queste COP?