Manovra, se non ci sono le risorse andiamole a cercare

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Manovra, se non ci sono le risorse andiamole a cercare

Manovra, se non ci sono le risorse andiamole a cercare

24 Novembre 2022

Si dice che non c’erano risorse per fare di più nella manovra. Che il sentiero è stretto e la situazione dei nostri conti pubblici induce alla prudenza. È un ragionamento giusto. Un buon padre di famiglia alla fine del mese si siede a tavola, fa i conti, sa che non può spendere più di quello che ha, che non deve indebitarsi se non può restituire quello che prende. Perché il suo bilancio non glielo permette.

Le bollette costano, c’è una guerra alle porte, l’inflazione sale. Quindi ci vuole accortezza. Ma lo Stato italiano è davvero un buon padre di famiglia? Quest’anno la spesa pubblica sfonda per la prima volta i mille miliardi di euro. 1.029 miliardi di euro, più di metà del nostro Pil. 1.048 miliardi la previsione per il 2023. Spendiamo più di quello che incassiamo. Continuiamo a indebitarci e a fare deficit.

La principale voce di copertura della manovra è l’aumento di 1,1 punti del deficit che vale oltre 21 miliardi per il 2023. Quasi due terzi delle risorse complessive. Altri 4/6 miliardi dovrebbero essere recuperati dal rialzo della soglia sugli extraprofitti delle società energetiche, infine due miliardi dal taglio della rivalutazione delle pensioni, dal taglio del reddito di cittadinanza (743 milioni), da tasse su sigarette, criptovalute e beni aziendali.

Quante spese potrebbero essere evitate, risparmiando e quindi trovando nuove risorse per la manovra? Il problema è che questo Stato vuole essere troppe cose. Vorrebbe anche tornare a fare lo Stato aviatore, per esempio. Difendendo il trasporto aereo perché, si dice, sarebbe bello avere un vettore dei cieli, una grande compagnia aerea italiana, della quale essere orgogliosi.

Una compagnia capace di esportare nel mondo i valori del Belpaese, della bellezza, della innovazione, della moda, del coraggio di muoversi e scoprire nuove rotte. Solo che quel marchio c’era, si chiamava Alitalia. Ma in 74 anni di vita Alitalia è stata in utile solo 3 volte. Lo Stato aviatore, lo Stato imprenditore, ha fallito. Una valanga di aiuti, di soldi pubblici, di denaro dei contribuenti, non sono stati sufficienti a fare l’interesse nazionale.

Tra progetti industriali sbagliati, gestioni pubbliche, capitani coraggiosi, società estere, commissariamenti, il tutto condito da continui aumenti di capitale, montagne di debiti, uso smodato della cassa integrazione, Alitalia, quel marchio celebre è andato a rotoli. Miliardi di euro di perdite. La toppa messa su quel fallimento fino ad ora non si è rivelata molto diversa. Anche Ita, partecipata al cento per cento dal Tesoro, complessivamente non ha prodotto utili.

Ita andrebbe venduta, ma l’operazione per privatizzarla si trascina da tempo con una serie di capovolgimenti di fronti. Ora anche MSC, uno dei potenziali acquirenti, si sfila. Il rischio è che si continui a tergiversare allungando i tempi della vendita, dopo il nuovo aumento di capitale, altri 400 milioni. E poi ancora altri soldi da spendere, soldi pubblici, i nostri soldi. Vale per Ita come per tutto il sistema della partecipazioni statali.

Sono migliaia le aziende pubbliche che non funzionano, che non portano sviluppo ma rappresentano un costo, altro debito, altra spesa pubblica improduttiva. È un discorso che si può allargare alla pubblica amministrazione che non premia il merito, che non investe nella modernizzazione dei suoi servizi. Alle pensioni date ai sessantenni e ai sussidi dati ai giovani per non lavorare. In questo senso, nella manovra si poteva fare di più.

Se vuole rilanciare la sua economia familiare, se vuole far crescere la sua famiglia, se vuole più benessere, il buon padre di famiglia dovrebbe pensare innanzitutto a difendere gli interessi dei suoi cari, non a dilapidarli. Se quel padre invece continua a buttare soldi, ad accumulare altri debiti, non è un buon padre, non sta pensando al futuro dei suoi figli, a come vivrà chi un domani quei soldi, sprecati per decenni, dovrà restituirli.