La privatizzazione di Ita Airways e il modello di governance che può cambiare le crisi industriali

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La privatizzazione di Ita Airways e il modello di governance che può cambiare le crisi industriali

La privatizzazione di Ita Airways e il modello di governance che può cambiare le crisi industriali

10 Gennaio 2023

Il governo italiano ha pubblicato una settimana fa un decreto per la privatizzazione di Ita Airways, sarà finalmente la volta buona? Riusciranno i contribuenti a levarsi questo ennesimo macigno dalle spalle? Forse sì. Nel frattempo, c’è una nuova suggestione sulla governance.

A che punto è la privatizzazione di Ita Airways?

Ita Airways, l’ex Alitalia per i più distratti dalle peripezie della compagnia di bandiera italiana, ha bisogno di trovare un partner industriale per evitare di continuare a perdere denaro, pubblico per giunta. Il problema è che Ita ha una quota di mercato relativamente piccola, soprattutto a livello internazionale. Inoltre, veicola solo il 3,8% del traffico da e per l’Italia. Bisogna considerare anche che la congiuntura non è delle migliori per il settore aereo, che sta attualmente vivendo un rallentamento economico e aumenti dei costi. Secondo i dati di Assaeroporti, durante i primi 11 mesi del 2022 il mercato italiano ha registrato un calo del 18% di passeggeri rispetto al 2019. Siamo ancora sotto i livelli pre-pandemici e la guerra non ha certo aiutato a risollevare queste cifre.

Il governo ha deciso di vendere in un primo momento una quota di minoranza dell’azienda, con l’intenzione di cedere il resto della compagnia nei prossimi mesi. Lufthansa è in posizione di forza per acquisire Ita. In passato ha già acquisito diversi vettori europei in difficoltà economiche, come Swiss Air o Austrian Airlines. Ora potrebbe integrare Ita nel proprio network, accelerando lo sviluppo dell’hub intercontinentale di Fiumicino e colmando il proprio gap rispetto agli altri grandi gruppi per quanto concerne i voli da e verso il Nord e il Sud America.

Tuttavia, come ha sottolineato Andrea Giuricin sul Foglio, “saranno i dettagli a farci comprendere se l’operazione potrà ben riuscire o se invece ci troveremo ancora una volta con una compagnia che non è in grado di decollare”. In questa infinita storia di rimpalli tra pubblico e privato è bene rimanere sempre vigili.

Una nuova forma di governance?

È proprio l’economista dei trasporti a suggerire una soluzione nuova in termini di governance. “Lo Stato dovrebbe fare da “socio silente” e lasciare al nuovo partner industriale la gestione della compagnia aerea”, suggerisce. Questo può accadere anche se il socio privato detiene una quota inferiore al 50%. Strano? No. In Spagna, ad esempio, è già in essere una situazione analoga.

Iryo è la nuova società di treni ad alta velocità in Spagna. Il partner industriale in quel caso è Trenitalia, che “possiede il 45% delle azioni ma sceglie l’amministratore delegato e il CFO della compagnia”.

Considerando l’elevato numero di crisi industriali in Italia, nonché l’ostilità di gran parte della classe politica di fare privatizzazioni totali, questa strategia potrebbe avere diversi sbocchi. L’ex Ilva potrebbe essere un altro terreno di prova, viste le scorie che la scorsa legislatura ha lasciato a Taranto. Certo, la vocazione dello “stato imprenditore” non potrebbe avere gli sbocchi che tanti desiderano. Né i conti pubblici si potrebbero alleggerire completamente da questi pesi. Ma è una strada nuova, che vale la pena almeno contemplare.