
Da “angeli” a vittime, aumentano le aggressioni contro medici e personale sanitario

12 Gennaio 2023
Un patto tra aziende sanitarie e forze dell’ordine per porre fine alla violenza contro medici e infermieri nei reparti d’ospedale. Preoccupa la tendenza che vede in aumento le aggressioni al personale sanitario e il governo corre ai ripari. Dopo l’aggressione a Udine ai danni della specializzanda Adelaide Andriani, i sindacati dei medici hanno richiesto con forza un intervento urgente dell’esecutivo. La 28enne ha subito un tentativo di strangolamento i cui effetti sono stati poi documentati dalla stessa vittima su Instagram.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha annunciato un’iniziativa congiunta con il Viminale. Obiettivo quello di prevenire il fenomeno e provare a mettere un freno agli episodi di violenza. L’esecutivo vuole puntare su specifici protocolli con le forze dell’ordine che pongano al centro la sicurezza di medici, infermieri e operatori sanitari. Al centro del progetto interventi più rapidi delle forze dell’ordine negli ospedali e nei luoghi di cura, in caso di violenza.
Medici sempre più nel mirino
In base ai dati elaborati dall’Inail, nel quinquennio 2016-2020 sono stati più di 12mila i casi di infortunio in occasione di lavoro e codificati come violenze, aggressioni e minacce perpetrate nei confronti del personale sanitario, con una media di circa 2.500 l’anno. Il 64% delle vittime di aggressione sono donne. Nel 2022, solo per gli operatori della Croce Rossa Italiana, le denunce di violenza sono aumentate del 60%.
Ma c’è chi chiede che, in caso di aggressione, a intervenire sia l’Esercito. E’ quanto si legge in una nota del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED. L’associazione di categoria sottolinea come ormai siano all’ordine del giorno le aggressioni “che si verificano negli ospedali di tutta Italia ai danni di medici, infermieri e operatori sanitari”. “Un fenomeno – si legge nella nota – in crescita e sempre più insopportabile, che secondo noi va arginato inviando nelle strutture ospedaliere le Forze dell’Ordine, eventualmente anche l’esercito, per garantire l’ordine pubblico”.
Investire nella prevenzione
Sicurezza, prevenzione ed educazione. All’origine del fenomeno, una serie di criticità strutturali del sistema sanitario italiano, denunciate da tempo da chi lavora in corsia. Carenza di personale, pronto soccorso perennemente al collasso, lo stress test della pandemia ancora non del tutto assorbito e la situazione di scarsa tutela dei giovani specializzandi.
La sicurezza va promossa con interventi rapidi per garantire l’incolumità fisica a chi presta il proprio servizio ogni giorno, con turni spesso sfiancanti, nelle strutture ospedaliere. Diventa però fondamentale anche investire su prevenzione ed educazione per diffondere una sana cultura del rispetto delle professioni sanitarie.