
Perché mandiamo le armi a Kiev

29 Giugno 2023
È legittimo che i cittadini dei Paesi europei chiedano conto ai loro governi dei costi e dei risultati ottenuti inviando armi a Kiev. Bisognerebbe spiegare meglio però perché è conveniente. Alle persone che la mattina si alzano per andare al lavoro e pagarsi il mutuo, dando per scontato la sicurezza nella quale vivono in Occidente, interessa poco sentirsi dire che sosteniamo gli ucraini per difendere l’ordine liberale.
Armi a Kiev, esercito russo indebolito
È altrettanto evidente che anche i più scettici sull’invio delle armi a Kiev sono consapevoli della minaccia che il regime russo rappresenta per il futuro dell’Europa. Putin ha riportato la guerra ai confini dell’Europa. Ha gettato nel caos il suo Paese. La guerra tra bande in Russia è un fattore di instabilità nelle relazioni internazionali. Grazie al coraggio mostrato dagli ucraini e all’impegno dei Paesi occidentali nell’aiutarli militarmente, però, sappiamo che l’esercito russo è stato seriamente indebolito. Mosca piange migliaia di soldati mandati a morire al fronte, ha perso carri armati e materiali bellici in grande quantità.
Spendiamo una piccola parte del Pil
Ebbene, tutto questo fino adesso è avvenuto con un impegno economico e militare minimo dei Paesi occidentali, come ricorda Kori Schake, direttrice del Foreign and Defense Policy presso l’American Enterprise Institute. Il Regno Unito che è secondo soltanto agli Stati Uniti nel sostegno a Kiev, fino ad oggi complessivamente tra aiuti militari, aiuti al governo ucraino, aiuti umanitari, ha speso circa 10 miliardi di sterline. È un aiuto generoso ma Londra è la sesta potenza economica al livello globale e quei dieci miliardi rappresentano una piccola parte del pil britannico.
Perché è conveniente aiutare l’Ucraina
Ecco quindi cosa dovrebbero spiegare meglio gli esperti quando si rivolgono alle opinioni pubbliche occidentali per dimostrare che mandare armi a Kiev è conveniente, anche più conveniente della spesa che affrontiamo per le nostre forze armate. Con un impegno molto piccolo, stiamo fermando l’invasione della Ucraina e ridimensionando un pericoloso regime illiberale.