NATO, il debito buono è quello per la difesa

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NATO, il debito buono è quello per la difesa

NATO, il debito buono è quello per la difesa

13 Dicembre 2024

“Non siamo pronti per quello che sta arrivando,” ha detto l’altro giorno a Bruxelles con tono grave il nuovo segretario generale della NATO, l’olandese Mark Rutte. E l’avvertimento non potrebbe essere più chiaro: l’Alleanza deve prepararsi alla guerra. Spendiamo ancora troppo poco rispetto alla Guerra Fredda, benché le minacce alla nostra libertà e sicurezza siano altrettanto grandi, se non più di allora.

Spesa per la difesa al 3% del PIL

Rutte ha fatto capire che l’obiettivo di portare le spese militari al 2% del PIL è necessario ma non sufficiente. La Russia si sta attrezzando per un “confronto prolungato” con l’Ucraina, e con i Paesi che la sostengono, ha messo in guardia Rutte. Che rincara: “Non siamo pronti per ciò che ci attende tra quattro o cinque anni.” Del resto, nella NATO si discute già l’innalzamento della soglia al 3%, un passaggio che potrebbe rivelarsi fondamentale per garantire la nostra sicurezza collettiva.

Il conflitto in Ucraina non si placa, e mentre alcuni parlano già della ricostruzione, sul terreno volano ancora missili. L’idea di inviare truppe di pace per gestire un eventuale cessate il fuoco ha cominciato a prendere forma, ma per Rutte serve una “mentalità da tempi di guerra.” Gli fa eco Onno Eichelsheim, capo delle forze armate olandesi: “Il 2% non è sufficiente. È appena quanto serve per rispettare i piani della NATO e proteggere i nostri confini.” La spesa attuale dunque è un punto di partenza, non di arrivo.

La Russia spende il doppio dei Paesi NATO

Ma il problema è l’economia dei Paesi membri della Alleanza. Dopo anni di disinvestimenti seguiti alla Guerra Fredda, l’industria della difesa europea appare “svuotata.” I tagli alla difesa si sono fermati solo nel 2014, con l’invasione russa della Crimea, mentre l’invasione dell’Ucraina nel 2022 ha imposto un cambio di paradigma, trasformando il 2% in una soglia minima. Numeri alla mano, oggi Mosca spende oltre il 6% del PIL in difesa, il triplo di molti Paesi NATO. Kiev, in lotta per la sopravvivenza, è arrivata al 37%.

Un meccanismo comune europeo per la Difesa

Alcuni membri della NATO però fanno finta di niente. L’Italia, ad esempio, chiuderà il 2024 con una spesa per la difesa dell’1,49%, tra i livelli più bassi dell’Alleanza. Il problema per Paesi come il nostro è trovare un punto di equilibrio tra l’esigenza di adeguarsi agli standard NATO e la necessità di mantenere un rapporto deficit/PIL sostenibile. Una idea potrebbe essere quella di creare un meccanismo comune europeo per la difesa, per consentire ai Paesi che stanno stringendo la cinghia del bilancio di poter investire maggiormente nella difesa.

Intanto, il divario tra i membri della Alleanza resta alto. Solo 23 dei 32 Paesi NATO raggiungeranno il 2% quest’anno, mentre cinque, tra cui gli Stati Uniti (3,38%), superano il 3%. Il presidente eletto Trump spinge per un target minimo del 3%. Anche altri leader, come la premier danese Mette Frederiksen, concordano: “Non sono sicura che il 2% sia sufficiente.” Rutte insiste sulla necessità di innovare: i soldi ci sono e aumenteranno. Ma bisogna avere il coraggio di rischiare. La domanda resta: i membri della NATO sono davvero pronti a farlo? Perché se la storia ci insegna qualcosa, è che i rischi, quando si parla di guerra, non mancano mai.