Sky, in tempi di crisi alzare le tasse non paga mai
03 Dicembre 2008
Ieri mi sono iscritto a Sky – pardon, abbonato. Non è stata una scelta politica, nelle mie intenzioni. Non appena mi hanno attivato l’Adsl, ho subito pensato di aggiungere un pacchetto di pay-tv. Quando ho preso questa decisione, neanche una settimana fa, mi sentivo un consumista; oggi rischio di passare per un comunista.
No, no… Anzi, rimpiango di tutto cuore la deriva mercatista che un tempo riempiva non di carbone ma di zecchini la calza della Befana! Al contrario, ma solo come conseguenza inintenzionale del mio utilizzo della carta di credito, mi considero un modesto militante della politica di rilancio dell’economia. Il Premier ci esortò a spendere, io spesi.
Oltretutto gli argomenti della sinistra mi sembrano fasulli: difendere la tv di qualità, opporsi al regime Rai-Set, garantire anche a milioni di contribuenti a reddito medio-basso il panem dei circenses calcistici. Non che siano cattivi argomenti, per carità, sono soltanto falsi, a causa della loro estrema genericità. Se ci fosse un diritto allo sconto sulla tv a pagamento su questa base, che dire di mille altre plausibili ragioni per ridurre l’Iva sulla quasi totalità dei prodotti in circolazione, a cominciare dallo stesso apparecchio televisivo? E i computer allora? Non sarebbe meglio e più sociale, e perfino più liberale, ridurre il digital divide fra ricchi e poveri? Negli Usa la tassa è del 10%, in Europa del 20%, tranne la Gran Bretagna dove sta al 17,5%. E i telefoni cellulari? E così via.
In realtà, l’argomento prediletto dalla sinistra, la specificità del prodotto Sky, non regge. Anche perché ci sono in Italia reti televisive di qualità, ma per così dire “a reddito medio-basso”, che giustamente hanno da lamentarsi per l’ingiusto trattamento di favore di cui la piattaforma satellitare ha goduto fino ad oggi nei loro confronti (contro questa distorsione è intervenuto sul Foglio di mercoledì 3 dicembre con fior di argomenti l’editore di Telelombardia Sandro Parenzo, uno de’ sinistra).
Mentre il paese assiste sconcertato, immagino, alla furia argomentativa dello scontro fra Destra e Sinistra, mi pongo una semplice domanda: che rapporto c’è fra lo stanziamento di somme stellari a favore delle banche, gli aiuti di Stato all’Alitalia, il sostegno sempre possibile per l’industria automobilistica, l’acquisto forzoso di forme di parmigiano reggiano, l’assunzione da parte dell’erario di una quota dei mutui liberamente contratti dai privati da una parte e il raddoppio dell’Iva per Sky tv dall’altra?
A me sembra che ci sia un rapporto di contraddizione. Mentre si cerca di salvaguardare il profitto, la tenuta e l’occupazione di aziende oggi a rischio, il Governo assume un provvedimento che sicuramente indebolisce, e forse mette a rischio, l’attività di un’azienda che oggi appare forte a sufficienza per reggere l’onda anomala della durissima crisi economica, ma che domani chissà. C’è un privilegio? Si mantenga il privilegio. C’è concorrenza sleale? Si estenda la riduzione dell’Iva a quei settori che oggi sono svantaggiati, e si realizzi al ribasso quell’equiparazione che l’Ue reclama. Fare cassa ai danni delle aziende non è lungimirante.