A me Berlusconi non piace ma ancora meno mi piacciono i processi mediatici
28 Maggio 2009
di Carlo Meroni
A me Berlusconi non piace come uomo, e se fossi una donna non gliela darei mai. A me non piace che il prepotente ingresso di Berlusconi come tycoon delle comunicazioni abbia deformato la nostra società degli ultimi trent’anni, inducendo il nostro sistema televisivo (pubblico e privato) a diventare un’accozzaglia di soggetti che, tranne qualche rarissima eccezione, si definiscono “artisti” chissà in base a quale titolo, visto che le loro uniche capacità sono quelle di apparire ovunque vi sia una cassa di risonanza e di saper far parlare di sé per i più svariati (e inutili) motivi. A me di Berlusconi non piace neppure il suo atteggiamento da “Cesare”, e neppure che si sia autoeletto presidente a vita del PdL. E dulcis in fundo, essendo io interista, non mi piace nemmeno in quanto presidente del Milan. Però non mi piacciono nemmeno le fette di salame sugli occhi, e ancora meno le pappe precotte con le quali molta stampa ed alcuna informazione televisiva vorrebbe nutrire quotidianamente il popolo bue.
Li capisco: stiamo diventando un popolo senza memoria ed incapace degli adeguati approfondimenti utili al parto di una seria ed oggettiva critica personale. Molto più facile fidarsi del giornale amico, o dell’amico che legge tanti giornali, o di quanto sostiene quel noto personaggio televisivo scrittore anche di svariati “best seller”.
Per fortuna qualcuno resiste, ed io cerco di essere fra questi.
E allora dico forte (porti pure argomenti chi voglia provare il contrario) che negli ultimi quindici anni non abbiamo avuto in Italia un uomo politico abile come Silvio Berlusconi. Ha stravinto delle elezioni e ne ha perse di strettissima misura delle altre; ha governato sempre tenendo in pugno la situazione, e se è caduto è solo perché qualcuno lo ha sgambettato; da abile esperto di comunicazione ha saputo tenere alto il nome dell’Italia negli incontri internazionali facendoci riscoprire un prestigio fuori dai confini che non ricordavamo da anni; ha sempre anteposto la cultura del “fare” a quella del “dire” (pur essendo spesso osteggiato dalle lungaggini burocratiche ed istituzionali che ammorbano il nostro Paese); ha insistentemente perseguito il suo progetto di un grande partito unico del centrodestra e l’ha realizzato non fra poche reticenze; come il tanto vituperato Craxi ha saputo garantire la laicità dello Stato ben sapendo che viviamo in Italia, un paese dove la Chiesa Cattolica non può non avere il suo spazio per moltissime ragioni storiche e culturali; ha saputo farsi amare come nessun altro dalla gente comune (e questa i “salotti” non riescono proprio a digerirla).
Io non amo Berlusconi, però amo tantissimo l’Italia. E negli ultimi quindici anni, in Italia, nessuno è stato meglio di Silvio Berlusconi. Questa è la verità.
Mediocrità dell’odierno scenario politico? Può essere, ma non è certo un problema di Berlusconi, semmai di chi gli sta dietro e pur denigrandolo in ogni modo non riesce ad essere meglio di lui.
E più non riescono, più rosicano, più diventano acidi e spargono fiele gratuito sul “mostro”.
Ora ci provano anche con “Noemi”. Ridicolo, roba da non credere. Pensavo fosse una cosa nata così per riempire qualche rotocalco patinato, ed invece stanno facendo sul serio.
Se siamo il “paese delle banane”, forse più che per il caudillo Silvio è per colpa di quegli oppositori che non trovano nulla di meglio di Noemi, Gino e compagnia briscola per contrastare la leadership.
Domande, paralleli con la vicenda impeachment Clinton, editoriali di Famiglia Cristiana….sogno o son desto? Il tutto alla vigilia di elezioni che potrebbero detronizzare il PD! Ed invece di spiegare le loro strategie politiche, menano la danza di “papi”.
Su “Repubblica” in questi giorni è possibile leggere contemporaneamente Ezio Mauro, Eugenio Scalfari, Giuseppe D’Avanzo, Ilvo Diamanti, Natalia Aspesi (addirittura tre pezzi!), Curzio Maltese, Adriano Sofri, Francesco Merlo e Gad Lerner tutti intenti a disquisire del unico argomento: Noemi.
Alcuni titoli, tanto per dare l’idea delle sciccherie della casa: “Le trame ed i segreti della corte imperiale”, “la prevalenza del maschio”, “le donne al tempo del Cavaliere”, “il letto al potere”, “rotto l’incantesimo di Don Rodrigo”…ma che diavolo sono, articoli seri o titoli di qualche film soft-core degli anni ’70?
Non capisco come sia possibile che menti così eccelse non vengano nemmeno sfiorate dal senso del ridicolo che chiaramente li ricopre con abbondanza.
Tutti ritti, col dito puntato verso il Cavaliere porco e sottomissore di minorenni, in attesa di chiarimenti che si sentono in dovere di ricevere. Chissà perché, poi. Saranno forse tutti parenti di Noemi?
“Non si crocifigge una persona, per una sciocchezza del genere. Non si espone alla gogna mediatica un uomo, per una piccola e stupida deviazione di percorso, in una sera di mezza estate. Se quello che è successo dovesse essere oggetto di qualsiasi analisi di tipo processuale, anche presso il più spietato dei tribunali religiosi, verrebbe derubricato così: il fatto non sussiste. E invece, su un fatto che non esiste, si è montata purtroppo una panna ignobile. Quindi perché avrei dovuto dimettermi? Per una non-notizia? No, non ci sto. Le vere notizie sono altre….
Penso che bisognerebbe fare una riflessione collettiva, non su come una norma esterna debba misurare la libertà dell’informazione, ma quali codici deontologici debba condividere dall’interno chi lavora nei media. E penso anche che occorrerebbe una riflessione più ampia, che però lascio a intellettuali più raffinati di me, su come ormai tutta questa informazione moderna, compresa quella politica, si radichi sul filone culturale del reality show, delle trasmissioni spazzatura, su quella cattiva televisione di cui spesso anche i giornali, purtroppo, finiscono per fare da detonatore, invece che da silenziatore.
"Dopo tutto quello che mi è successo ho subito uno shock terribile: il ricovero in ospedale, la colica addominale. Mia moglie ha capito benissimo il poco che c’era da capire. Ma con i miei figli è diverso. Loro hanno sofferto. Hanno subito e sentito l’enorme pressione, anche psicologica, che arrivava dall’esterno. Non a scuola, devo dire. Ma a casa sì. Nella mia casa circolano da sempre i giornali. E a vedere il proprio cognome sparato in un certo modo sui giornali c’è ancora qualcuno che si impressiona. Soprattutto se quel qualcuno ha solo tredici anni”.
Il giornale è lo stesso, Repubblica. L’articolo è della primavera 2007. Chi parla è Silvio Sircana, portavoce del governo Prodi, dopo essere stato fotografato a Roma mentre parlava al finestrino con un transessuale. Per lui, niente “dieci domande”, solo il massimo della comprensione umana per “una deviazione di percorso in una sera di mezza estate”.
Ma la gente, dicevo, ha la memoria corta.
E i paragoni con Clinton che c’entrano? Allora la ragazzotta aveva lavato i panni sporchi (nel vero senso della parola…) davanti alle telecamere, lei stessa aveva fornito le prove. Qui invece non c’è uno straccio di riscontro al mare di fango gettato sul premier, ma solo illazioni di frustrati avversari politici senza più appigli e che, rosi dall’invidia, riescono anche a produrre “perle” come quella di Franceschini ad Albenga: “fareste voi educare i vostri figli da uno come Berlusconi?”. Anche fin troppo eleganti le risposte di tre dei cinque figli di belzebù Berlusconi (…anche se per la ben informata stampa progressista potrebbero essere molti più di cinque…).
Ma forse la perla più lucente prodotta in questi giorni dall’estabilishment culturale sinistrorso è quella che sulle pagine de “L’Unità” ha tirato in ballo la Chiesa, i Vescovi ed i compañeros di “Famiglia Cristiana”.
Il giornale fondato da Antonio Gramsci, dopo aver predicato negli ultimi trent’anni in tutte le salse la liberazione sessuale dagli antichi retaggi cultural-cattolici, dopo aver avversato ogni prelato che si permetteva di dire umilmente la sua in merito ad un fatto accaduto al di fuori delle mura Vaticane, dopo aver dipinto la CEI come una banda di pericolosi oscurantisti attentatori pronti a soffocare ogni nostro anelito di libertà e modernità… a chi si rivolge per suffragare le proprie tesi antiberlusconiane? Ai vescovi!
Qui siamo oltre la vergogna ed il senso del pudore, questa è pornografia dell’informazione.
Contrordine compagni! Da ultrà libertini siamo diventati di colpo tutti moralisti e bacchettoni, per dare addosso al Silvio Berlusconi.
Però hanno fatto un errore che dimostra chiaramente quanto Chiesa, Gesù e dintorni non siano campi nei quali possono far finta di addentrarsi con dimestichezza, perché è evidente che dimestichezza non ne hanno. Ed infatti la CEI li ha lasciati a bocca asciutta. Gesù e la sua Chiesa non sono mai stati né moralisti né bacchettoni. Sono sempre stati a servizio della salvezza dell’uomo, della sua redenzione, del suo incontro con la Verità di Dio e promotori della bellezza ed unicità di questo incontro. Che nulla toglie e tutto dona.
La Chiesa, che è “mater et magistra”, proprio come una madre non è interessata al vile chiacchiericcio, ma desidera andare al cuore del problema, ben sapendo quanto la nostra umanità sia fallace ed impastata di carne. Purtroppo non siamo solo “spirito”, ma anche volgare materia.
Gesù ha voluto cambiare i cuori, non giudicare. Gesù ha perdonato, ha amato senza limite, con pazienza, senza adirarsi nemmeno per il tradimento dei più cari amici.
“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” (Giovanni, cap. 8,7): chi può essere indifferente davanti a queste parole?
Ma forse Gesù, se fosse qui oggi, a tutti gli avvoltoi che volteggiano sopra il capo di Berlusconi, in attesa del suo cadavere, direbbe quello che ha detto ai farisei (nel Vangelo di Matteo, cap. 23, 24-28):
“Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità”.
Don Sciortino, con rispetto: prima di vergare l’editoriale sull’Unità, forse sarebbe meglio che dia una ripassata ai fondamentali…